Temi e protagonisti della filosofia

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (3)

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (3)

Dic 03

 

 

Articolo precedente: Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (2)

 

3. Eraclito

 

Eraclito, il soggetto sotterraneo di questo studio, soggetto che si mostrerà passibile di mille letture, deve essere qui presentato per capire il suo pensiero. Eraclito è un filosofo greco della città di Efeso della seconda metà del VI secolo a.C. Come filosofo ha scritto uno dei testi più enigmatici della storia del pensiero, testo che lui stesso ha riposto in un tempio. Un testo per pochi del quale non ci rimangono che dei frammenti. Il suo modo di scrivere è ambiguo e oscuro: non si tratta di un caso, ma di uno stile. Ad esempio la parola “bíos“, con l’accento sulla “i”, vuol dire vita, ma se viene intesa come “biós“, con l’accento sulla “o”, ha il significato di arco. Infatti nei frammenti si trova scritto:

Dell’arco, invero, il nome è vita, ma l’opera è morte. [4]

I frammenti di Eraclito riguardano diversi temi, tanto è vero che spesso vengono raggruppati sotto alcuni titoletti che li esprimono. Ci sono diverse traduzioni dei frammenti di Eraclito, ognuna con le sue peculiarità. Io personalmente in questo scritto faccio riferimento alla traduzione di Giorgio Colli [5]. Colli è certamente famoso, oltre che come studioso dei presocratici, anche come studioso di Nietzsche ed è particolarmente celebre come traduttore di Nietzsche; infatti Colli e Montinari hanno curato l’edizione completa delle opere di Nietzsche per Adelphi. Per questo motivo Colli possiede una grande conoscenza di Nietzsche e in questo testo su Eraclito si può ammirare un potente apparato di note con continui rimandi ad autori che hanno citato questi frammenti, tra cui lo stesso Nietzsche. Questa traduzione non divide i frammenti per argomento, ma li divide in due sezioni (A, B), con lo scopo di distinguere i frammenti più attendibili (sez. A) da quelli che lo sono meno (sez. B). Bisogna capire che i frammenti di Eraclito sono in realtà pezzi di questo famoso testo citati da altri autori antichi; fra di essi vi sono, certo, autori del calibro di Aristotele e Plutarco, ma sono pur sempre altri a dirci cosa Eraclito ha detto. Questa è una prima difficoltà. Colli, per questo motivo, ha inserito sotto ogni frammento la provenienza del frammento stesso, il nome dell’autore che lo cita e l’opera. Inoltre il testo ha sempre a lato le parole originali in greco antico di modo che chiunque può confrontare la traduzione con l’originale.

Non posso seguire i frammenti nello stesso ordine nel quale li ha disposti Colli perché a quel punto mi troverei di fronte a una sequenza di frammenti che trattano temi tanto diversi e poi perché certamente non ho intenzione di parlare di ogni singolo frammento. Spesso quando si parla di Eraclito non si fa altro che parlare della storia dell’interpretazione di Eraclito. Questa storia vanta infatti diversi nomi: Platone, Aristotele, gli stoici, Hegel, Nietzsche, Heidegger, Gadamer. Tuttavia siccome di alcuni autori [6] parlerò successivamente e siccome altri, come ad esempio Hegel, esulano da questo studio, non parlerò di tutti questi autori, ma solo dei più antichi: Platone, Aristotele e gli stoici.

Nel Cratilo di Platone Eraclito viene presentato come filosofo del divenire; in particolare deve essere messa in evidenza la celebre affermazione secondo la quale non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Platone dunque enfatizza questa parte del pensiero del presocratico. Per Platone l’idea di Eraclito aveva una conseguenza ben precisa: che se tutto muta e ogni cosa è sempre diversa da come è, non si può dare conoscenza praticamente di nulla. L’unica conoscenza che si intravede in Eraclito è una conoscenza dell’immediato e secondo nascimento:

Uno sperimentare l’immediatezza è la massima eccellenza; e la sapienza è dire e fare le cose vere, apprendendo secondo il nascimento. [7]

La concezione del divenire di Eraclito ha due importanti conseguenze: la prima è che gli eventi nel tempo non si ripetono: infatti, se non ci possiamo bagnare due volte nello stesso fiume, essendo che il bagnarsi non è un oggetto, ma un evento, tale evento non si ripete due volte; la seconda conseguenza è l’irreversibilità del tempo, ovvero che il tempo va dal passato al futuro e non torna mai indietro: infatti gli eventi del bagnarsi nel fiume, non essendo eguali, sono in una serie temporale tale per cui gli eventi successivi non sono semplici ripetizioni dei precedenti, quindi il passato non ritorna. Queste sono due delle caratteristiche che io vedo come peculiari di ciò che qui chiamo divenire eracliteo.

Nella lettura di Aristotele emergono altri particolari interessanti sul pensiero di Eraclito: la guerra e la non opposizione; il fuoco come principio di ogni cosa. Aristotele interpretava i filosofi presocratici come pensatori alla ricerca dei principi o del principio della natura. I primi presocratici, secondo Aristotele, credevano che l’intera realtà dovesse avere un solo principio e questo principio spesso era identificato con un elemento: ad esempio Anassimene affermava che il principio era l’aria e che la stessa anima sarebbe composta di aria. Aristotele quindi pensa che anche Eraclito debba essere letto come tutti gli altri pensatori pre-socratici e che per Eraclito il principio di tutti gli enti della natura non sia altro che il fuoco. Eraclito infatti afferma:

Tanto le cose tutte sono un baratto in cambio del fuoco, quanto lo è il fuoco in cambio di tutte le cose; proprio come lo sono i beni in cambio dell’oro, e l’oro in cambio dei beni. [8]

Il fuoco è certamente quell’elemento dalle cui mescolanze tutto deriva: ogni cosa, ognuno degli opposti. Ora l’interpretazione di Aristotele, con lo scopo di inserire Eraclito in un certo schema sui presocratici, ha il difetto che potrebbe esporre il pensiero di Eraclito facendo risultare qualcosa che forse Eraclito non ha detto. Ad esempio in Talete sembra che l’acqua sia l’essenza di tutto un mondo di enti apparenti. Mi sembra invece che Eraclito sostenga che il fuoco è l’anima del divenire. Secondo l’immagine di Aristotele si potrebbe pensare che Eraclito ancora creda in un mondo reale dietro a quello apparente, ma ci sono altre letture di Eraclito, come ho già detto, ad esempio quella di Nietzsche, il quale, come vedremo, nega questo, e questo mio scritto segue precisamente la lettura nietzscheana.

In riferimento all’altro tema viene citato da Aristotele, nell’Etica Nicomachea, il seguente frammento:

Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma dai divergenti; e tutte le cose sorgono secondo la contesa. [9]

Eraclito afferma che la guerra è padre di ogni cosa, che la realtà è costituita da una dualità tale per cui gli opposti cercano di prevalere sempre l’uno sull’altro. Ogni determinazione della realtà non rappresenta altro che uno dei termini degli opposti che si manifesta sopprimendo l’altro (giorno/notte, estate/inverno, ecc.). Nello stesso tempo gli opposti non si oppongono mai completamente perché tutto si mescola e tutto ciò che è in un modo contiene in sé il suo contrario, come si evince dall’affermazione sull’arco, dove l’arco è vita, ma porta morte. È celebre infatti la seguente affermazione:

La strada all’in su e la strada all’in giù è una sola e la medesima. [10]

A questo punto il divenire eracliteo deve possedere una terza caratteristica: nel divenire gli opposti si mescolano; è come se il divenire avesse una direzione simultanea e in qualche modo questo costituisse l’unico senso degli opposti. È questo fatto che deve aver prodotto il pensiero che il divenire contiene contraddizioni in quanto mescola l’essere con il non essere, il movimento con la quiete, la vita con la morte, ecc.

Da queste considerazioni è possibile slittare verso un’altra: Eraclito come filosofo del logos. La parola logos ha molti significati: ragione, discorso, parola; Colli la traduce con il termine “espressione”. Effettivamente Eraclito afferma che esiste una trama nascosta nelle cose, questa trama nascosta è il logos. Chi ascolta il logos, afferma Eraclito, sa che le cose sono una sola. Per questo si vede in Eraclito una forma di monismo, uno dei temi che affronterò in questo scritto. Tuttavia, anche se le cose sono una, le persone affermano di avere esperienze separate, dice Eraclito, ma il logos in vero si concatena. Accenni al tema del logos di Eraclito si trovano nel Simposio di Platone.

Il discorso degli stoici su Eraclito è molto più complesso da analizzare: non si capisce dove finisca Eraclito e dove inizi il vero pensiero stoico, che condivide molti elementi con quello di Eraclito. Gli stoici vedono nel fuoco il principio; lo spirito sarebbe secondo loro composto di fuoco sottile; il mondo stesso finirebbe tra le fiamme con un’apocalittica combustione. Anche gli stoici credono nel logos come trama nascosta delle cose; in particolare affermano che il logos è la Natura stessa, che quindi la Natura è ragione, ma la Natura è anche un grande ciclo, un destino che sempre ritorna e si riproduce. Nel testo di Colli si trovano citati alcuni passi di Marco Aurelio, imperatore filosofo stoico romano, dove ricorrono alcuni dei temi appena trattati.

 

Note

 

[4] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006,  p. 25.

[5] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006.

[6] Intendo Nietzsche e Heidegger.

[7] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 33.

[8] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 43.

[9] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 23.

[10] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 49.

 

Articolo seguente: Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (4)

 

 


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