Temi e protagonisti della filosofia

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (12)

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (12)

Gen 06

 

 

Articolo precedente: Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (11)

 

12. Husserl: il concetto di vissuto fenomenologico

 

Edmund Husserl, terzo protagonista della ricerca, è il fondatore di una famosa corrente filosofica del Novecento che si chiama fenomenologia. La fenomenologia studia i vissuti della coscienza. Nel vissuto si danno a me le cose per come mi appaiono. Questo apparirmi in un certo modo delle cose è il fenomeno. La fenomenologia parte da un atteggiamento particolare verso il mondo: il suo scopo è studiare i vissuti per come sono costituiti. Il motto della fenomenologia: tornare alle cose stesse. Le cose stesse sono direttamente i fenomeni che non nascondono nessun noumeno dietro di sé. La fenomenologia come scienza rigorosa comincia da ciò che è assolutamente evidente. L’evidenza è in questo caso un criterio di verità: dico vero ciò che è evidente. Husserl quindi comincia con un metodo scettico ripreso direttamente da Cartesio: dubitare di tutto ciò che non mi è direttamente evidente. La fenomenologia fa uso di una riduzione particolare: l’epoché. Si mette cioè tra parentesi il mondo naturale perché rimanga l’esperienza sola e le cose come si offrono alla mia coscienza. Ciò che è evidente è che io in questo momento percepisco delle cose, le penso, le giudico. Evidenti sono i vissuti. Su tutto il resto, pensino sull’esistenza del mondo esterno, dobbiamo sospendere il giudizio. I vissuti compongono un mondo della vita, un mondo che non è semplicemente privato, ma inter-soggettivo. Il mondo della vita è composto di esperienze pre-categoriali, le quali si trovano a fondamento di ogni scienza. Ad esempio la fisica presuppone tutto questo mondo fisico che noi percepiamo ogni giorno nella nostra vita. In questi vissuti non si danno elettroni o particelle subatomiche, ma prati, alberi, case e molto altro ancora. Se non percepissimo questo mondo fisico, se non avessimo vissuti di esso, non potremmo nemmeno parlare di fisica. L’esperienza precede la scienza è un modo per descrivere ciò di cui sto parlando; un esempio di ciò potrebbe essere questo: potremmo non sapere nulla del nostro corpo, ma, se sentiamo un dolore, noi abbiamo questa sensazione nonostante l’ignoranza sul corpo umano [40]. Ogni scienza ha il proprio ambito ontologico di riferimento e secondo Husserl vi sono delle vere ontologie regionali i cui confini devono essere ben determinati perché le scienze a confondersi le une con le altre hanno solo da perderci.

Le scienze studiano la realtà già partendo da categorie specifiche e con un particolare metodo d’analisi, ma, come già dicevo, non sarebbero nulla se non fosse per tutto questo mondo della vita e di vissuti che noi sperimentiamo con la nostra coscienza ogni giorno. I vissuti della coscienza riguardano questo mondo della vita e costituiscono il flusso di coscienza. Essi non possono che darsi come tali nel tempo, infatti sono temporali. Non solo: come spiegherò, i vissuti si riferiscono a momenti del tempo, ma si può parlare anche di una temporalità della coscienza. La coscienza in Husserl possiede una caratteristica particolare: essa è sempre coscienza di qualche cosa, ha sempre un contenuto e un riferirsi ad un oggetto particolare. Questa caratteristica della coscienza Husserl la chiama: intenzionalità. Mentre i contenuti iletici (sensazioni) nella coscienza sono immanenti, l’oggetto inteso è invece trascendente. Quando osserviamo un oggetto vediamo sempre una parte dell’oggetto, cogliamo qualche suo aspetto, ma l’oggetto rimane transfenomenico: esso, dunque, è trascendente rispetto alle mie sensazioni. Più vissuti intenzionali possono intendere lo stesso oggetto, ma ogni volta esso si dà in maniera diversa. Husserl usa l’espressione variazione eidetica per spiegare queste differenze di percezione dello stesso oggetto in diversi vissuti; l’eidos è la struttura invariante del vissuto: la sua essenza. Ad esempio: non ci sono cose che siano estese e non siano colorate, e tutto ciò che è colorato è parimenti esteso. Ci sono, dunque, contenuti che non variano. A partire da questo fatto Husserl pensa il suo concetto di a priori materiale.

Monet, pittore francese impressionista, dipingeva numerosi quadri con lo stesso tema: le ninfee. Le studiava, ne faceva quadri da ogni prospettiva e in diversi momenti del giorno. Le ninfee stavano sparse nel laghetto del suo giardino. Ogni volta erano ritratte da una certa prospettiva: ogni volta, infatti, erano percepite dal pittore in modo diverso. Le ninfee nelle diverse percezioni mostrano alcuni loro aspetti, mentre una parte di esse rimane celata. La realtà che percepiamo può essere definita come quasi-tridimensionale rispetto agli oggetti effettivi che sono tridimensionali. Ciò che non vediamo di un oggetto è trascendente rispetto ai contenuti iletici delle nostre sensazioni, ma la trascendenza completa dell’oggetto riguarda l’oggetto in quanto tale in tutte le sue parti. Nel vissuto vi sono due componenti: il noema e la noesi. La noesi è la componente soggettiva, essa riguarda la forma del vissuto, sia esso desiderio, affermazione, credenza o altro. Il noema è invece il correlato oggettivo della coscienza, una parte del mondo che si rivela per la coscienza, il percepito, è l’oggetto per come si dà a noi. Noema sarebbe quindi la ninfea per come mi si dà nel mio vissuto, una materia dell’atto di cui la noesi è forma. Il noema non è perciò l’oggetto fisico, ma una specie di oggetto irreale come quelli che, dopo tutto, appartengono al campo della fenomenologia, il cui campo non è quello degli oggetti fisici, ma quello dei vissuti.

 

Note

[40] Ne La crisi delle scienze europee Husserl sostiene che le scienze attraversano una crisi proprio perché hanno completamente abbandonato il mondo della vita, optando per un atteggiamento puramente obbiettivo e geometrico.

 

Articolo seguente: Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (13)

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply