Lo pneûma profetico nella Prima Apologia di Giustino
Lo pneûma profetico nella Prima Apologia di Giustino
Mar 29
Giustino emerge tra i Padri del II secolo come uno tra i più importanti apologisti greci ed una delle più affascinanti e significative personalità del cristianesimo antico. Discendente di coloni pagani, con tutta probabilità di origine latina, nacque in Samaria a Flavia Neapolis (oggi Nablus) intorno al 100 d. C. Fu scrittore apologista molto fecondo approdato al cristianesimo dopo un lungo itinerario spirituale di ricerca della verità. Frequentò stoici, peripatetici, pitagorici, ma da tutti fu deluso. Egli non scrisse col fine specifico di comporre opere letterarie ed artistiche ma per esporre la dottrina e comunicare esperienze di fede.
Composta intorno al 153, la Prima Apologia consta di sessantotto capitoli. Indirizzata all’imperatore Antonino Pio e a i suoi due figli adottivi, fu scritta in difesa dei cristiani ingiustamente oppressi. Nella parte iniziale Giustino riferisce che i cristiani venivano perseguitati come alcuni filosofi di epoche precedenti:
Quando poi Socrate con discorso ispirato alla verità e alla critica cercava di porre in chiaro questi fenomeni, e di allontanare gli uomini dai demoni, questi demoni, per opera di uomini che si compiacciono del male, fecero sì che anche lui fosse ucciso come ateo ed empio. Affermarono che voleva introdurre nuovi demoni: nello stesso modo operano nei nostri confronti (Giustino, Prima Apologia, V, 3).
Nel trattare i contenuti fondamentali della fede cristiana, Giustino riferisce di Gesù Cristo, venerato dopo il Padre e seguito dalla Terza Persona, lo Πνεῦμα τò προφητικòν, lo Spirito Profetico. L’aggiunta del peculiare attributo mette in risalto la divinità e al tempo stesso l’azione caratterizzante lo Spirito Santo.
Giustino scrive che ci sono dottrine pagane affini a quella cristiana ma questa prevale per coerenza e dimostrabilità:
Sia la Sibilla sia Istaspe profetarono la distruzione, attraverso il fuoco, di ciò che è corruttibile. I filosofi chiamati Stoici insegnano che anche Dio stesso si dissolve nel fuoco, ed affermano che il mondo, dopo una trasformazione, risorgerà. Noi invece pensiamo che Dio, creatore del tutto, sia qualcosa di superiore a ciò che muta. Se dunque noi sosteniamo alcune teorie simili ai poeti ed ai filosofi da voi onorati ed alcune anche superiori e divine e, soli, possiamo dimostrarvele, perché siamo ingiustamente odiati più di tutti? Quando diciamo che tutto è stato ordinato e prodotto da Dio, sembreremo sostenere una dottrina di Platone; quando parliamo di distruzione nel fuoco, quella degli Stoici; quando diciamo che le anime degli iniqui sono punite mantenendo la sensibilità anche dopo la morte, e che le anime dei buoni, liberate dalle pene, vivono felici, sembreremo sostenere le stesse teorie di poeti e di filosofi (Giustino, Prima Apologia, XX, 1-4).
Come i pagani professano la sussistenza dell’anima dopo la morte e il suo mantenere le facoltà sensitive, così i cristiani sperano nella resurrezione dei corpi consapevoli che nulla è impossibile a Dio (cfr. Giustino, Prima Apologia, XVIII 4-6).
Giustino è sostanzialmente un filosofo, un pensatore dai cui scritti emergono influenze platoniche. Nella Prima Apologia il termine Logos è associato allo Spirito Profetico:
Infatti ciò che era incredibile e giudicato impossibile a verificarsi presso gli uomini, Dio predisse attraverso lo Spirito Profetico che sarebbe avvenuto, affinché, quando fosse accaduto, non ci si rifiutasse di credere, ma si credesse perché era stato predetto. […] E’ lecito dunque pensare che lo Spirito e la Virtù di Dio non siano altro che il Logos, che è anche primogenito di Dio, come, indicò Mosè, il profeta di cui abbiamo prima parlato (Giustino, Prima Apologia, XXXIII, 2.6).
Il Logos parlò a Mosè dal roveto che ardeva senza consumarsi e
[i]l Logos di Dio è Suo figlio, come abbiamo già detto. Questi è chiamato “inviato” e “nunzio”, poiché è lui ad annunziare che cosa bisogna conoscere, ed è inviato per spiegare quanto viene annunziato, come disse anche il Signore nostro: “Chi ascolta me ascolta colui che mi ha inviato” (Giustino, Prima Apologia, LXIII, 3).
Bibliografia:
A. BROMBIN, Il respiro dell’anima. Distinzione teologico-filosofica tra anima e spirito, Aracne Editrice, Roma 2014.