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L’anima secondo Jung: una rivisitazione dell’anima socratica? (2)

L’anima secondo Jung: una rivisitazione dell’anima socratica? (2)

Dic 05

 

 

Articolo precedente: L’anima secondo Jung: una rivisitazione dell’anima socratica? (1)

 

Contro il pregiudizio diffuso secondo cui l’anima sarebbe un invenzione teorica C. G. Jung ribadisce che la nozione di anima è assolutamente empirica (42) benché la tendenza materialistica a concepire la psiche e quindi l’anima come mera imitazione di processi fisici non abbia fornito ancora una prova a favore di questa ipotesi. (43) L’anima è un concetto empirico a cui è necessariamente inerente la forma in cui appare e che non potrebbe essere descritto altrimenti. (44) L’anima ci si presenta come proiezioni di immagini parentali in rappresentazioni religiose dotate di altissima forza suggestiva ed emotiva. (45) Il rapporto con i genitori, infatti, è considerato la vera origine delle idee religiose. (46) Queste rappresentazioni sono precoci. Il neonato viene al mondo con un cervello differenziato, ereditariamente determinato, che reagisce agli stimoli esterni con disposizioni specifiche che consistono in istinti e preformazioni ereditariamente trasmesse le quali imprimono al mondo del bambino un marchio antropomorfico, gli archetipi, che dirigono l’attività immaginativa e portano alla luce sorprendenti paralleli mitologici. (47) Come nella storia dei popoli, gli archetipi appaiono sotto forma di miti nel singolo individuo. Nel bambino è dapprima la forma archetipica della coppia divina ad assimilare l’immagine dei genitori. (48)

Jung distingue concettualmente l’anima dalla psiche, l’insieme di tutti i processi psichici sia consci che inconsci. Per Anima intende quel complesso di funzioni che potrebbero essere definite come personalità; (49) distingue l’Anima dalla Persona, cioè l’atteggiamento che il soggetto assume verso l’ambiente, una personalità collettiva perché si modifica con il variare dell’ambiente. (50) La personalità, l’Anima, è invece, come per Socrate, il carattere peculiare di ogni individuo, la sua essenza. (51)

Come la Persona viene fortemente influenzata e formata dall’ambiente, così l’Anima viene, in ampia misura, formata dall’inconscio e dalle sue qualità, quali il carattere arcaico e quello simbolico prospettico. Quindi la capacità di presentire e la creatività sono caratteristiche dell’Anima. (52)

Esiste una immagine primordiale dell’Anima o archetipo dell’Anima. Immagine non è la riproduzione psichica dell’oggetto esterno, poggia, al contrario, sull’attività immaginativa inconscia, si affaccia alla coscienza più o meno all’improvviso come un prodotto della fantasia. All’immagine non viene attribuito il valore di cosa reale, tuttavia, in determinate circostanze, essa può avere un significato particolarissimo per la vita psichica, un grande valore psicologico, che rappresenta una realtà interna che qualche volta ha un valore superiore a quello della realtà esterna. (53)

Le immagini divine sono, da un punto di vista psicologico, una rappresentazione del fondo dell’anima. (54) Socrate rivela: “C’e dentro di me uno spirito divino o demoniaco…….”.

Durante il trattamento psicoanalitico, quando si rende cosciente la personalità rimossa, si verifica una tensione fra gli opposti, la coscienza e l’inconscio, la cui composizione è avvertita come Grazia e simbolizzata da oggetti con significato numinoso che il paziente sente che non scaturiscono dalla sua personalità. Il paziente li chiama Mana ma possono ugualmente essere definiti come inconscio, demone o Dio. (55) Il vantaggio di concetti come demone o Dio sta nel fatto di rendere possibile una migliore oggettivazione dell’opposto, una personificazione. (56)

Noi sappiamo che è l’ignoto, l’estraneo che viene a noi, così come sappiamo che non siamo noi che facciamo un sogno. Quello che avviene, pertanto, può dirsi un effetto che procede da un Mana o da un demone o da un Dio o dall’inconscio. (57)

I drammatici avvenimenti del secolo ventesimo hanno riproposto il problema, sempre irrisolto, del principio del male. (58) Secondo Jung il criterio dell’azione morale non può più consistere nella semplice concezione che il Bene ha la forza di un imperativo categorico. (59) La valutazione morale si fonda sull’apparente certezza di un codice morale (60) ma, una volta che sappiamo quanto ne sia incerto il fondamento, la decisione morale diventa atto soggettivo, creativo. (61) Deve esserci un impulso spontaneo da parte dell’inconscio (62) ma perché ciò sia possibile chi desideri una risposta al problema del male deve prima conoscere se stesso. (63) Tale autocoscienza, la conoscenza del Sé, è di primaria importanza perché, grazie ad essa, ci avviciniamo a quel fondamento o nucleo della natura umana che è la sede degli istinti, quei fattori dinamici esistenti a priori da cui, alla fine, dipendono le decisioni etiche della nostra coscienza. (64) In genere gli uomini sono irrimediabilmente lontani da tale conoscenza. (65)

Come l’Anima è un prodotto dell’inconscio, così il Sé, l’archetipo centrale, l’archetipo dell’ordine, della totalità, è una entità sovraordinata dell’Io cosciente che abbraccia la psiche cosciente e quella inconscia. Non c’è speranza di acquistare la consapevolezza totale del Sé perché, per quante siano le cose di cui possiamo acquistare coscienza, resterà sempre una quantità indeterminata e indeterminabile di inconscio. (66)

La costruzione del Sé si attua con il processo di individuazione, processo di differenziazione che ha come scopo lo sviluppo della personalità individuale; è una necessità naturale (67) e coincide con lo sviluppo della coscienza. (68) Individuarsi significa diventare un essere singolo, diventare se stessi, realizzare il proprio Sé, (69) lo scopo della vita, perché è la più perfetta combinazione di destini che si chiama individuo. (70) Le assonanze con la concezione socratica sono evidenti.

Il Sé, l’archetipo della totalità, è l’immagine di Dio. Che la divinità agisca su di noi lo possiamo constatare solo mediante la psiche ma non siamo in grado di distinguere se tali effetti vengano da Dio o dall’inconscio, se Dio e l’inconscio siano due entità diverse… Empiricamente si può stabilire che nell’inconscio vi è un archetipo della totalità… che genera un simbolismo che ha da sempre caratterizzato la divinità… L’immagine di Dio non coincide senz’altro con l’inconscio ma con un particolare contenuto di esso, l’archetipo del Sé (71) che potrebbe venir definito: “il Dio in noi”. (72)

 

(1) F. Sarri, Socrate e la genesi dell’idea occidentale di anima, Vita e Pensiero, Milano 1997.

(2) C. de Vogel, Ripensando Platone e il platonismo, Vita e Pensiero, Milano 1990.

(3) G. Reale, Introduzione a Socrate e la nascita del concetto occidentale di anima, Vita e Pensiero, Milano 1977, p. XVI.

(4) A. E. Taylor, Socrates, Thomas Nelson & sons LTD, 1939, p. 134 (la traduzione è mia).

(5) G. Reale, Dario Antiseri, Storia della Filosofia, Bompiani, 2008, Volume I, p. 193.

(6) Platone, Protagora 313e2.

(7) Platone, Alcibiade Maggiore 130 (traduzione di E. Turolla).

(8) G. Reale, Storia della filosofia antica, Vita e Pensiero, Milano 1975.

(9) L. Zampirini, Platone. Un maestro del pensiero occidentale, Giunti, Firenze 2003, p. 90.

(10) M. Montuori, Socrate. Fisiologia di un mito, Vita e Pensiero, Milano 1998, p. 86.

(11) >4, p. 134.

(12) >4, p. 132.

(13) >4, p. 133.

(14) >4, p. 133.

(15) >4, p. 136.

(16) >4, p. 136.

(17) >4, p. 137.

(18) >4, p. 136.

(19) >4, p. 137.

(20) >4, p. 137.

(21) >4, p. 138.

(22) >4, p. 138.

(23 )>4, p. 138.

(24) >4, p. 138.

(25) >4, p. 140.

(26) >5, p. 219.

(27) M. Canto-Sperber, Socrate, in Il sapere greco. Dizionario critico, Volume II, Einaudi, Torino 2007, p. 296.

(28) P. De Bernardi, Socrate, il demone e il risveglio, In «Sapienza», Volume 45, pp. 425, 443, ESD, Napoli 1992.

(29) Platone, Apologia di Socrate 21d.

(30) >5, p. 219.

(31) >5, p. 220.

(32) >5, p. 221.

(33) Senocrate-Ermodoro, Frammenti, a cura di M. Isnardi Parente, Bibliopolis, Napoli, 1987, frr. 222-230.

(34) Platone, Simposio 202d-e.

(35) J.H. Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano 1997, p. 319.

(36) Ivi, p. 317.

(37) Ivi, p. 319.

(38) Ivi, p. 321.

(39) >5, p. 193.

(40) >5, p. 197.

(41) >5, p. 221.

(42) C.G. Jung, Opere, 9, Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino 2013, p. 59.

(43) Ivi, p. 60.

(44) Ivi, p. 62.

(45) Ivi, p. 64.

(46) Ibidem.

(47) Ivi, p. 69.

(48) Ivi, p. 70.

(49) Id., Tipi psicologici, Newton Compton, Roma 2012, p. 322.

(50) Ivi, p. 325.

(51) Ibidem.

(52) Ivi, p. 326.

(53) Ivi, p. 353.

(54) Id., Ricordi, sogni e riflessioni, BUR saggi, 2014, p. 404.

(55) Ivi, p. 405

(56) Ivi, p. 407.

(57) Ivi, p. 406.

(58) Ivi, p. 397.

(59) Ivi, p. 398.

(60) Ivi, p. 399.

(61) Ibidem.

(62) Ivi, p. 400.

(63) Ibidem.

(64) Ivi, p. 399.

(65) Ivi, p. 400.

(66) Ivi, p. 494.

(67) >49 p. 361.

(68) Ivi, p. 363.

(69) >54 p. 489.

(70) Ivi, p. 494.

(71) Ivi, p. 487.

(72) Id., L’io e l’inconscio, Boringhieri, Torino 1985, p. 160.

 

Articolo seguente: L’anima secondo Jung: una rivisitazione dell’anima socratica? (3)

 

 


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