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La retorica e i concetti secondo Schopenhauer e Nietzsche (1)

La retorica e i concetti secondo Schopenhauer e Nietzsche (1)

Ago 17

Oggi pubblichiamo il primo articolo di Christian Corsi, laureato in Filosofia presso l’Università degli studi di Bologna con una tesi sulla filosofia del diritto in Schopenhauer. Christian inizia la sua collaborazione con Filosofia Blog occupandosi di retorica e concetti in Schopenhauer e Nietzsche. Ringraziandolo per il contributo, gli diamo il benvenuto tra i collaboratori del blog.

 

Al pari di come accade su molti versanti della speculazione filosofica, anche nelle considerazioni sull’essenza e sul ruolo della retorica da parte di Schopenhauer e di Nietzsche si assiste al tipico capovolgimento, a partire da una premessa parzialmente comune, della posizione finale del primo ad opera del secondo. Entrambi i pensatori, infatti, dietro all’esigenza di porre attenzione alla natura del discorso retorico scorgono una debolezza costitutiva della dimensione concettuale.

Secondo uno stilema del filosofo di Danzica, ricorrente e fondamentale all’interno del suo intero pensiero, il concetto – prodotto infermo di una ragione monofunzionale e succube della volontà – altro non è che un guscio, un involucro che necessita di venir riempito con un contenuto ‘positivo’ riferentesi ad una rappresentazione intuitiva. Nel paragrafo 9 de Il mondo come volontà e rappresentazione Schopenhauer descrive la riflessione, o la concettualizzazione, come «imitazione, ripetizione del mondo intuitivo originale» (tr. it. p. 177), poiché come detto il regno dei concetti, composto da innumerevoli unità in vicendevole collegamento, trova la sua ragion d’essere a partire dai contenuti provenienti da un diverso ambito; il sapere, ovvero la conoscenza astratta che come tale non si vincola e non si determina in relazione al caso particolare, si ha col fissare in concetti razionali ciò che si è appreso intuitivamente (Ivi, § 10).

Come chiarito nella dissertazione Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente (§ 28), mediatore tra la conoscenza intuitiva e quella astratta è il giudizio, la cui fondatezza risiede nella ragione – appunto partita in quattro diverse specie – che sola può affidare ad esso la qualifica di verità (Ivi, § 29). Ogni operazione logica, dialettica o retorica – discipline che compongono l’insieme della «tecnica della ragione» (Supplementi a Il mondo come volontà e rappresentazione, cap. 9, tr. it. p. 148) – è inevitabilmente confinata all’interno del circuito concettuale, poiché la validità dei giudizi con essa espressi si regge esclusivamente su quella di altri giudizi.

Di conseguenza dimostrazioni filosofiche e scientifiche, sillogismi e teorie argomentate in genere, qualora trascurino di ricondurre le asserzioni su cui si costruiscono al dato intuitivo – che permetta loro di ‘sigillare’ le premesse iniziali che garantiscono verità alla riflessione stessa in oggetto, e non solo al procedimento con cui essa viene argomentata – vengono a configurarsi come meri sofismi, di cui si può predicare l’evidenza mediante un artificio non dissimile da quello usato nell’arte della persuasione. Con essa il retore, dopo aver scelto il concetto che intende porre in buona o cattiva luce in relazione ai propri fini, fa infatti emergere quei collegamenti e quelle sussunzioni che possono essere attivati tra il dato concetto e quelli che progressivamente conducono alla meta preposta, solitamente i concetti di bene o male, occultando allo stesso tempo quelli sfavorevoli alla buona riuscita dell’operazione (Il mondo, § 9).

Ma dato che la rete dei concetti non presenta interruzioni – visto che ogni unità, collegandosi con altre non isolate, è di fatto in relazione almeno indiretta con tutte quante – risulta evidente che la retorica è in linea di principio capace di mostrare come coerente qualunque asserto, scegliendo appositamente la strada che unisca funzionalmente tutti i concetti dei quali esso si compone. In Schopenhauer, dunque, alla svalutazione del ruolo del concetto in sé corrisponde la negazione di un autentico valore della retorica.

Bibliografia

  • Nietzsche Friedrich, Su verità e menzogna in senso extramorale, in Id., Verità e menzogna, tr. it. di S. Giametta, Milano, RCS Quotidiani, 2010.
  • Nietzsche Friedrich, Frammenti postumi 1869-1874, II, tr. it. di G. Colli e C. Colli Staude, Milano, Adelphi, 1989.
  • Nietzsche Friedrich, L’arte della parola. Esposizione della retorica antica, tr. it. di S. Tafuri, Genova, Il Ramo, 2012.
  • Schopenhauer Arthur, Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente, tr. it. di S. Giametta, Milano, BUR, 2009.
  • Schopenhauer Arthur, Il mondo come volontà e rappresentazione, I, tr. it. di S. Giametta, Milano, BUR, 2009.
  • Schopenhauer Arthur, Il mondo come volontà e rappresentazione, II. Supplementi, tr. it. di S. Giametta, Milano, BUR, 2009.

 

Articolo seguente:  La retorica e i concetti secondo Schopenhauer e Nietzsche (2)

 

 


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