[Incipit] Philía e inizio (6)
[Incipit] Philía e inizio (6)
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6. Philótes divinizzata e instanzializzata nella pólis
È interessante notare che per il sentire antico questa originale forma di “Amicizia” fu anche una divinità, e come tale un’entità da venerare; Philótēs fu un nome proprio a cui poter innalzare preghiere.
Più precisamente ancora, Philótēs non era una nume olimpico, appartenente al pantheon panellenico, ma era una divinità inferiore, forse una ninfa, venerata localmente nei demi cittadini attici. Comunque essa non era una dáimōna, non era un genio benefico che come Erōs svolgeva una funzione di tramite tra il sensibile e il sovrasensibile, ma era una vera e propria divinità immortale.
Nell’iconografia Philótēs veniva rappresentata come una giovane e graziosa fanciulla, personificazione dell’affetto amicale. È interessante notare la sua fresca sopravvivenza proprio nella raffigurazione plastica e concettuale della Filosofia, anch’essa una onorevole fanciulla: la «mulier venerandi» di Boezio e la «donna gentile» del Convivio di Dante.
Questa dea poco più che adolescente ebbe illustri natali. La sua origine è antica e le sua ascendenze ctonie e “tenebrose” (erebenné) si perdono nella notte dei tempi perché dalla Notte (Nýx) è stata portata alla luce: prima per partenogenesi e poi, secondo una tradizione più tarda, dall’unione endogamica della stessa Notte con il fratello Erebo (Érebos), l’Oltretomba. Suo nonno fu nientemeno che il Caos (Cháos), la Nebulosità prima e senza forma.
Non si sarebbe mai detto che Philótēs avesse tanta cupezza nelle proprie ascendenze: il buio del tempo – la grande Notte – e il buio dello spazio – l’oscura profondità della terra – la generarono. Ma dalla Notte lei erediterà la vita, dall’Oltretomba l’immortalità.
Il primo che ce ne parla in questi termini fu Esiodo nella sua Teogonia (v. 224), dove philótēs designa forse una tensione psichica [1], già con una sua valenza libidica [2] funzionale alla cosmogenesi. Questa discendenza esiodea sarà ripresa anche dallo Pseudo-Igino, nel Prologo ai suoi Miti, con il nome latino di Amicitia, mentre Cicerone (per il quale invece la parola “amicitia” aveva un significato di compartecipazione e comune convenienza politica), nel De Natura Deorum (III, 17) tradurrà φιλότης con il nome di Gratia. Queste traduzioni comporteranno inevitabilmente quello slittamento di significato verso il nostro concetto odierno di “amicizia”, che ha perso ormai la sua aura divina.
Invece per i Greci antichi, a partire dal quinto sec. a.C., Φιλία divenne oggetto di un culto particolare, quale personificazione e deificazione dell’ideale di intesa, solidarietà e amicizia che deve muovere i familiari e i concittadini e che patrocina le alleanze.
Il lessicografo Esichio di Alessandria ci informa [3] che sull’Acropoli di Atene doveva sorgere, fra gli altri, anche un altare in onore di questa giovane divinità. Φιλία, come un rilievo votivo del IV secolo ci testimonia [4], era venerata quasi sempre in associazione ad altre due figure: Zeus Epiteleios, ovvero “che porta a compimento”, cioè nella sua versione di propiziatore dei processi iniziati, e Agathe Tyche, ovvero la Buona Sorte, evidentemente garante di un avvenire riuscito e fortunato. Secondo gli esperti [5] questo culto a philía è da collocarsi nell’ambito di una dimensione civica, di mutuo riconoscimento e di concordia cittadina, perché philía doveva essere un valore per la collettività e la sua formazione (παιδεία) [6].
In una delle sue più antiche rappresentazioni, sulla superficie di un cratere a figure rosse attribuito al Pittore di Eupolis (440-430 a.C.) e oggi conservato a Vienna [7], il nome ΦΙΛΙΑ indica una giovane ragazza che, insieme a un satiro e a una menade, incede a passo cadenzato in una processione religiosa per le vie della città. Indossa un elegante peplo borchiato, una ghirlanda d’edera e ha i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo. Tiene in una mano un bárbiton, uno strumento a corde simile alla lira, e un tirso, il bastone rituale avviluppato di edera e pampini di vite e sormontato da una pigna. Tutti questi elementi riconducono inequivocabilmente la devozione per Φιλία entro i culti dionisiaci, che pure permeavano la vita cittadina. A conferma di questa relazione, Diodoro Siculo annoverava Φιλία tra le tre ninfe dell’isola di Nasso nutrici di un Dioniso ancora infante (V, 52, 2) – e Dioniso intrattiene ancora un rapporto privilegiato sia con il tema dell’amicizia, sia con il tema dell’inizio: del primo ci viene detto da Nietzsche che grazie a quell’attitudine (l’«amicizia dionisiaca») l’uomo può eccedersi e realizzarsi [8], del secondo sappiamo da Giorgio Colli, fine interprete nietzschiano, che Dioniso e i suoi frammentari versi, «cifra archetipica della sapienza», possono esser collocati a buona ragione proprio all’inizio dei primoridi del sapere occidentale.
Note:
[1] «Si tratta qui di entità attinenti allo psichico più che al cosmico». Così C. Cassanmagnago, Note a Esiodo, Tutte le opere, Bompiani, Milano, 2009, p. 930.
[2] «Love, here probably sexual». Th. Gantz, Mythes de la Grèce archaïque, Paris, 2004, p. 22. p. 5.
[3] Hesychius (V sec. d.C.), s.v. «αἰδοῦς βωμός».
[4] Classificato come: Athens, NM 1459, http:// www.perseus. tufts.edu /hopper/ artifact? name= Athens, +NM +1459& object= Sculpture&redirect =true
[5] A.C. Smith, «Athenian Political Art from the Fifth and Fourth Centuries BCE: Images of Political Personifications», [s.v. Philia – Φιλία], in C.W. Blackwell, ed., Dēmos: Classical Athenian Democracy (A. Mahoney – R. Scaife, eds., The Stoa: a consortium for electronic publication in the humanities [www.stoa.org]) ed. 18 January 2003.
[6] Cfr. W. Jaeger, Paideia. La formazione dell’uomo greco [1944-45], trad. it. Bompiani, Milano, 2003, p. 782 e ss.
[7] Classificato come: Vienna IV 1772, http:// www.perseus. tufts.edu/ hopper/ artifact? name= Vienna+IV+ 1772& object= Vase& redirect =true Cfr. A. Gallina, http:// www.treccani.it/enciclopedia/philia_%28 Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ e la bibliografia ivi menzionata.
[8] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, in particolare il par. Dell’amico, [1883]. Cfr. anche A. Fallica, L’amicizia dionisiaca. Come vincere l’invidia, Relazione introduttiva al XVIII Convegno Internazionale dell’Associazione Internazionale di Studi e Ricerche F. Nietzsche svoltosi a Palermo il 27 Aprile 2001, http:// www.reocities.com/ athens/ 3221/ RAF2001.html
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