[Incipit] Il motivo dell’origine: questioni di metodo (8)
[Incipit] Il motivo dell’origine: questioni di metodo (8)
Set 14
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8. Origine è: senso, evento, essenza
Il termine “origine” detiene una polivocità di valori, racchiude cioè molti significati, e inoltre è carico di una profonda aurea simbolica ed evocativa che spinge ancor più in là questi significati, già numerosi (pp. 15-16). Polivocità e simbolismo dell’origine contribuiscono a sovrasignificare il suo senso e sono aspetti che comunque debbono essere considerati da ogni studio che intenda parlare filosoficamente dell’inizio.
(A) Per aggirare l’ampia elusività di questo tema, allora, l’operazione strategica che Natoli svolge è quella di fare un giro ancor più ampio, collocando cioè il problema filosofico dell’origine innanzitutto entro l’orizzonte di ricerca del senso. In altre parole, domandarsi dell’origine significa a suo avviso domandarsi sempre di un senso. L’interrogazione circa il da dove dell’essere rimanda all’interrogazione sul perché dell’essere. Se si è qui e ci si domanda come abbia avuto origine il proprio essere qui, allora ci si sta domandando perché si è qui, in considerazione del proprio essere qui. La domanda stessa esige una risposta che sia completa ed esaustiva, e perché sia completa ed esaustiva essa deve partire “dall’inizio” e non trascurare niente di essenziale nella sua ricostruzione. Ora, «la determinazione di una genesi» o «l’accertamento di un originarsi» (p. 11) nella loro compiuta possibilità di risposta valgono come punto cardine e fulcro di appoggio per «l’istituzione di un significato» e per lo sviluppo del conseguente modello esplicativo. Se immaginiamo la domanda sull’origine come una scalata sulla parete del senso, allora l’identificazione di un inizio corrisponde al conficcare sulla nuda roccia il primo puntello indispensabile per tentare l’ascesa – il «punto d’attacco» come lo chiamerà Foucault. Scalfire la superficie del senso, attribuirvi un significato d’esordio, incunearvi l’individuazione di una genesi riconosciuta:
Non stiamo dicendo che esiste qualcosa di originario, né come ente, né come principio incontrovertibile, ma al contrario diciamo che esiste un movimento del pensare che chiama in causa ciò che, di volta in volta, è principio, e quindi mette capo al motivo dell’origine – e ciò fa tutt’uno con quel tipo di sapere, che è, appunto la filosofia (p.12).
(B) La seconda mossa è poi quella di collocare il motivo dell’origine entro il tema dell’evento: l’origine è sempre un evento e l’evento costituisce sempre un’origine.
L’origine, in qualunque modo la si voglia intendere, allude a un principiare, indica cioè un accadere, che è insieme inizio e movimento: come tale è evento. Ed è proprio dell’evento presentarsi come qualcosa di gratuito e insieme di assoluto. L’evento è gratuito perché nel suo darsi non è giustificato da null’altro che dal suo semplice cominciare: in questo senso, esiste senza giustificazione. Per un altro verso è assoluto poiché in quanto interamente costituito nella sua effettualità non chiede alcuna giustificazione. […] L’origine… attiene al senso dell’accadere (pp. 16-17).
(C) Che l’origine sia poi da ricollocarsi anche entro il tema dell’essenza viene detto da Natoli attraverso le parole di Heidegger:
Origine significa ciò da cui e per cui una cosa è ciò che è ed è come è. Ciò che qualcosa è essendo così com’è, lo chiamiamo la sua essenza. L’origine di qualcosa è la provenienza della sua essenza. [6]
Questo ci riporta al tema aristotelico della comprensione dei principî, ed in particolare a quel particolare tipo di principio che è la definizione (ὁρισμός) che dice il venire-ad-essere dell’essere di qualcosa, una volta compiuto, cioè, in una parola, la sua essenza.
Note:
[6] M. Heidegger, Holzwege, Klostermann, Frankfurt a.M.,1950; trad. it. Sentieri interrotti, La Nuova Italia, Firenze 1968, p. 3, cit. da Natoli a p. 19.
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