Temi e protagonisti della filosofia

La fisica stoica X. Posidonio

La fisica stoica X. Posidonio

Apr 13

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Posidonio di Apamea, allievo di Panezio attivo nella prima parte del I sec. a.C. ascoltato con ammirazione da Pompeo e Cicerone, proseguì ed accentuò le tendenze eclettiche sdoganate dal maestro. L’influsso platonico è il più evidente. Egli fu il genio enciclopedico della scuola stoica e, insieme ad Aristotele, della civiltà greca in generale: oltre che filosofo, fu storico (prosecutore di Polibio) e scienziato curiosissimo e versatile (matematico, astronomo, meteorologo, geografo, etnografo). Nella ricerca fu sostenuto dalla persuasione che il fine della vita fosse lo studio della verità e dell’ordine dell’intero, al cui consolidamento si deve contribuire per quanto si può affrancandosi dalla forza irrazionale dell’anima. Le opere di un siffatto uomo, manco a dirlo, sono perdute e i frammenti e le testimonianze affidabili sono tanto esigui da rendere difficoltosa la ricostruzione del pensiero posidoniano: un vivace dibattito è tuttora in corso.

Rispetto all’assoluto immanentismo degli stoici antichi, pare che Posidonio distingua un triplice ordine del destino dipendente da Zeus. Tale suddivisione comunque non è ontologica (il materialismo non si apre alla trascendenza), ma geografica (nel caso dei primi due distinti) e concettuale (nel caso del terzo distinto):

  1. Dio o l’anima del mondo, cioè il principio attivo, risiede nel cielo (ouranos), definito “egemonico del mondo”, e in particolare, quale forma del mondo realmente (non solo concettualmente) localizzabile, nella superficie sferica delimitante l’intero interno dal vuoto esterno, che per il filosofo di Apamea è non più infinito ma esteso quanto basta alla dissoluzione;
  2. la natura in senso stretto, cioè il principio passivo, coincide col corpo del mondo, contenuto all’interno della sfera;
  3. il destino s’identifica colla necessità che muove il principio passivo.

Forte delle sue competenze scientifiche, Posidonio individua nel generale quadro organicistico del mondo stoico precisi fenomeni di simpatia, tramite la quale spiega le maree e la divinazione (evidente in sogno e in punto di morte). Probabilmente utilizza molto l’analogia: l’uomo è un microcosmo e il cosmo è un grande essere vivente.

Contro Crisippo, che sminuisce la portata delle passioni in contesto psicologico e morale riducendole a meri errori di giudizio, Posidonio spinge più in là la correzione platonizzante della psicologia stoica iniziata da Panezio suddividendo l’anima in tre forze provenienti dal cuore: razionale, appetitiva e irascibile. Le forze irrazionali, appetitiva e irascibile, cioè il demone cattivo, stimolate dai sensi, possono indurre l’opposta forza razionale, cioè il demone buono, a dare l’assenso al falso e non al telos razionale, sopraffacendola così colle passioni, che causano un comportamento incoerente e una vita infelice. La coerenza morale e la felicità, temi non completamente svolgibili da Crisippo, saranno dunque garantite dalla sottomissione (non dall’estirpazione) delle passioni alla ragione.

Le anime sono di natura aerea e dotate di lunga vita ma non d’immortalità: Posidonio reintroduce l’ekpyrosis alla fine di ogni grande anno, nella quale l’aria stessa è riassorbita dal fuoco.


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4 comments

  1. clikka

    Grazie mille! Ottimo materiale!

  2. Ilaria

    Ciao ! Sto cercando delle informazioni su questo filosofo. In particolare in relazione all’aspetto socio psicologico del suo pensiero. Puoi aiutarmi ?

    • Giulio Giacometti

      Cara Ilaria,
      premesso che anch’io so veramente poco su questo filosofo e tuttologo interessantissimo e vorrei approfondire meglio il suo pensiero, ho trovato questi riferimenti, che forse conosci già:
      – I.G. Kidd, Posidonius as Philosopher-historian, in AA.VV., Phlosophia togata, edd. M. Griffin, J. Barnes, Oxford 1989.
      – P.A. Wander Vert, Peripatetic soul-division. Posidonius and Middle Platonic moral Philosophy, “Greek, Roman and Byzantine Studies”, 26 (1985), pp. 373-394.
      – M. Laffranque, Poseidonios d’Apamée, Paris 1964.
      – J.M. Rist, Stoic Philosophy, Cambridge 1969, pp. 201-218.

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