Una introduzione al dibattito sulle proprietà (6)
Una introduzione al dibattito sulle proprietà (6)
Feb 06Articolo precedente: Una introduzione al dibattito sulle proprietà (5)
Conclusione
Riassumiamo brevemente le ipotesi considerate nelle pagine precedenti prima di trarre una conclusione sui problemi riguardanti le proprietà.
Il Realismo ante-rem sostiene l’esistenza (o sussistenza) di enti universali e in essi indica il riferimento dei termini che, come aggettivi e predicati, indicano proprietà. Da un punto di vista ontologico non sono tuttavia chiare le relazioni possibili tra universali ed enti particolari i quali dovrebbero esemplificarli o possederli. Abbiamo considerato l’argomento di Russell a favore degli universali e discusso la critica a riguardo di Quine, la quale ha mostrato alcuni assunti fondamentali del Nominalismo, ossia la posizione che sostiene l’esistenza di sole proprietà particolari.
Abbiamo in seguito considerato la proposta con cui Quine esclude qualsiasi impegno ontologico verso l’esistenza di proprietà, le quali devono a suo avviso essere analizzate come membri dell’estensione di un predicato. Un’analisi simile dal punto di vista linguistico viene avanzata da Williams, il quale tuttavia non intende negare l’esistenza di proprietà ma anzi intende su di esse fondare ontologicamente il mondo. L’eterogenea composizione degli insiemi di somiglianza (che dovrebbero chiarire la semantica dei predicati in una prospettiva tropista) ci ha portato a riconoscere la necessità di un criterio con cui scegliere tra diverse estensioni possibili di tali insiemi al fine di indicare un chiaro riferimento a termini come aggettivi e predicati. Tale criterio è stato individuato nella nostra abitudine a utilizzare determinati termini per indicare alcune proprietà e l’enigma “Grue” di Goodman è stato utilizzato per corroborare questa indicazione.
È evidente come in merito alle proprietà non vi sia ancora una risposta definitiva. La semplicità con cui il Realismo parla delle proprietà da un punto di vista linguistico richiede un forte impegno ontologico: l’esistenza di enti universali. Quest’impegno sembra problematico soprattutto quando cerchiamo di spiegare in che modo enti particolari e universali entrino in relazione. Il Nominalismo richiede un impegno ontologico minore, ma non fornisce altro criterio che l’abitudine per fondare il significato dei predicati e, nel fare questo, relativizza concetti che noi vorremmo fossero certi, anche solo per le loro implicazioni scientifiche.
Se ne può concludere che vi sono due possibili sviluppi al problema delle proprietà: formulare un’ontologia condivisa da cui derivare una semantica per i predicati; oppure, in modo speculare, formulare una semantica condivisa con cui parlare delle proprietà tenendo però presente, in questa seconda opzione, come la semantica dei predicati vada considerata una convenzione.
Bibliografia ulteriore
- Morganti M., (2012), Tropi, tratto dal sito AphEx – Portale italiano di filosofia analitica, consultato il 6 giugno 2012;
- Price H.H., (1953), Thinking and experience, Fabbri editori, Milano;
- Varzi A.C., (2008), Metafisica classici contemporanei, Laterza, Bari.
Articolo iniziale: Una introduzione al dibattito sulle proprietà (1)