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Leibniz VS Cartesio: le obiezioni alla prova ontologica dell’esistenza di Dio

Leibniz VS Cartesio: le obiezioni alla prova ontologica dell’esistenza di Dio

Gen 03

Nel precedente post abbiamo introdotto il ragionamento che sostiene la prova ontologica di Cartesio come dimostrazione filosofia all’esistenza di Dio. Abbiamo visto inoltre come con lo stesso schema logico Cartesio potesse dimostrare non solo l’esistenza come attributo necessario di Dio, ma anche attribuirgli tutte le perfezioni.

E’ proprio dall’attribuzione delle perfezioni a Dio che Leibniz vede una possibile falla nel ragionamento cartesiano, che cerca di risolvere in modo originale: vediamo come.

L’obiezione di Leibniz

Leibniz solleva un’obiezione al ragionamento di Cartesio che ha come scopo, più che fornire una pars destruens, di raffinare la prova cartesiana mettendola al riparo da eventuali obiezioni.

Seguendo il ragionamento cartesiano, se tutte le perfezioni sono contenute nel concetto di Dio, tutte le perfezioni per Dio sono vere.

Ma, aggiunge Leibniz, un concetto per essere concepibile non può essere contraddittorio e se un concetto ha due proprietà contraddittorie non è concepibile.

Ad esempio, possiamo attribuire le proprietà di circolare e di quadrato a un concetto, ma ne verrà una figura assurda e incocepibile. L’avvertimento di Leibniz è chiaro: attenzione a non attribuire a Dio perfezioni contraddittorie, che ne minerebbero al concepibilità e coerenza come concetto.
Seguendo il ragionamento di Leibniz, possiamo quindi dire che

Dio, per essere un concetto concepibile, non può avere proprietà contradditorie

ma, secondo Leibniz,

Dio non ha proprietà contraddittorie (le sue perfezioni)

perchè:

per contraddizione intendiamo affermare e negare la stessa cosa allo stesso tempo

e

le perfezioni sono affermazioni, qualità positive, che messe insieme non si possono negare

Compresa la exit strategy di Leibniz? Il filosofo rivela il pericolo potenziale dell’attribuzione simultanea di attributi a Dio che possano però, come nel caso della figura circolare e quadrata, minarne la concepibilità.

Così cerca di superare l’empasse in due modi: limitando il concetto di contradditorietà alla negazione e affermazione simultanea di un concetto (piove e non piove) e affermando che, essendo le perfezioni tutte qualità espresse in forma affermativa, l’unione di più attributi per Dio scongiura la possibilità che si mettano insieme una affermazione  e una negazione, arrivando a una contraddizione come la intende Leibniz.

Ma è proprio vero?

Possibili obiezioni a Leibniz

In realtà, analizzando il ragionamento leibniziano, il suo stesso ragionamento sembra ritorcersi contro, vediamo perchè.

Come circolare e quadrato sono contradditori se attribuiti simultaneamente a un medesimo concetto perchè l’affermazione circolare sottende in realtà la negazione di angoli richiesta da quadrato, così nelle varie perfezioni di Dio sono racchiuse delle negazioni, ad esempio l’onnipotenza equivale a dire che non c’è nulla che non possa fare, l’onniscienza equivale a non c’è nulla che non sappia

Nell’eventualità di tutte queste implicite negazioni non è garantito sapere che alcune non creino contraddizioni tra loro, minando la concepibilità e sensatezza del concetto di Dio.

Inoltre, scendendo nel dettaglio, se prendiamodue perfezioni come onnipotenza e incorruttibilità, sorgono dei problemi di accostamento di proprietà contradditorie:

  • se l’incorruttibilità implica che non può corrompersi, allora c’è almeno una cosa che non può fare, quindi non può tutto, di conseguenza non è onnipotente;
  • oppure, se prendiamo le due perfezioni misericordia e giustizia, se misericordia significa perdono delle colpe e il perdono implica la mancanza di punizione meritata, la mancanza di punizione meritata è un’ingiustizia, allora c’è almeno un caso in cui la perfezione della giustizia viene meno.

Spostando il discorso di Cartesio, di Leibniz e delle obiezioni a quest’ultimo su un piano parallelo, in realtà quello che preme capire è qui se la coerenza del concetto di Dio implichi o meno la sua esistenza: sarà Kant, nella Critica della Ragion Pura, a chiarire la questione con quella che viene considerata come una confutazione della prova ontologica, fondata sull’assunto che

l’esistenza non è un predicato reale

Ma questo lo vedremo nel prossimo post.


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