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Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (1)

Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (1)

Apr 26

Gli argomenti cosmologici sono una classe o famiglia di argomenti, il cui scopo è provare, o almeno rendere plausibile, l’esistenza di un’entità che spieghi l’esistenza dell’universo, partendo perlopiù da alcuni fatti sull’universo stesso. Tale entità, che può essere una causa prima o un ente necessario, è generalmente identificata con, o ricondotta a, (un) Dio. A differenza degli argomenti ontologici, che sono argomenti a priori, perché muovono da un certo concetto o definizione di Dio per provarne l’esistenza, quelli cosmologici sono argomenti a posteriori o empirici, perché si fondano su premesse che concernono l’osservazione e i dati di esperienza, da cui poi s’inferisce l’esistenza di un’entità a cui l’universo deve la propria esistenza.

Negli argomenti cosmologici, in quanto argomenti a posteriori, alcune premesse possono essere conosciute solo tramite la conoscenza empirica del mondo. In genere, tali premesse esprimono fatti piuttosto semplici riguardo all’universo: ad esempio, il fatto che certe cose ne modificano altre o il fatto che l’esistenza di alcune cose dipende dall’esistenza di altre. Tuttavia, benché negli argomenti a posteriori almeno una premessa sia ricavata dall’esperienza, i principi richiamati ragionando su questi fatti – e su cui s’imperniano gli argomenti cosmologici – non dipendono dall’esperienza. Questi principi sono, ad esempio, il principio di ragion sufficiente o altri principi che regolano la causalità.

È possibile distinguere due sottoclassi di argomenti cosmologici: gli argomenti cosmologici deduttivi e gli argomenti cosmologici induttivi. I primi vantano una lunga tradizione nella storia della filosofia (proposti da grandi filosofi come Platone e Aristotele, R. Descartes e G.W. Leibniz, e criticati da filosofi altrettanto grandi come D. Hume, I. Kant e B. Russell), mentre i secondi sono stati formulati più recentemente da filosofi come R. Swinburne, i quali di solito si richiamano all’inferenza verso la spiegazione migliore. Poiché nella storia della filosofia gli argomenti cosmologici deduttivi sono più frequenti e più discussi di quelli induttivi, quando si parla di argomenti cosmologici s’intendono soprattutto i primi. Pertanto, d’ora in poi, con l’espressione ‘argomenti cosmologici’ intenderemo quelli deduttivi.

In genere, gli argomenti cosmologici si articolano in due passaggi distinti. Il primo passaggio prova (mediante argomentazione) l’esistenza di una causa prima, di un ente necessario o di una qualche entità che spieghi l’esistenza dell’universo. Generalmente questo passaggio consiste di (1) una premessa (o un argomento) che asserisce (o conclude) che tutto ciò che esibisce certe proprietà empiriche possiede una causa o una ragione della propria esistenza; (2) una premessa (o un argomento) che asserisce (o conclude) che l’universo esibisce quelle proprietà empiriche, e (3) una conclusione che asserisce che l’universo possiede una causa o una ragione della propria esistenza. Il secondo passaggio prova (mediante argomentazione) o assume (mediante definizione) che l’ente di cui si è stabilita l’esistenza nel primo passaggio è (un) Dio, ossia un’entità che possiede proprietà come somma bontà, onniscienza, onnipotenza, ecc.

Argomentare il primo passaggio sembra indispensabile per procedere al secondo. Difatti, se si assumesse assiomaticamente (ossia senza argomentazione) l’esistenza di una causa prima o di un ente necessario che spieghi l’esistenza dell’universo, si porrebbe come evidente ciò che non lo è, poggiando così l’argomento su una premessa molto debole. Quindi pare che il primo passaggio sia il nucleo dell’intero ragionamento, tolto il quale non si può parlare di argomento cosmologico in senso proprio. Così, per esempio, l’argomento sull’esistenza di una causa prima efficiente, ossia la seconda delle “cinque vie” di Tommaso d’Aquino, è considerato una versione dell’argomento cosmologico.

Riguardo a questo primo passaggio, si possono distinguere almeno due varianti degli argomenti cosmologici: quella temporale e quella modale. Entrambe si basano sull’idea dell’impossibilità di un regresso causale infinito. La variante temporale comprende quegli argomenti cosmologici secondo cui l’esistenza dell’universo non si estende infinitamente nel passato, ma ha avuto un inizio nel tempo. Tra gli argomenti cosmologici temporali rientra, ad esempio, l’argomento cosmologico della tradizione kalam. La variante modale comprende quegli argomenti cosmologici secondo cui l’universo è un ente contingente, ossia qualcosa che avrebbe potuto non esistere. Tra gli argomenti cosmologici modali si annovera, ad esempio, l’argomento per contingenza di S. Clarke.

Generalmente, sia la variante temporale sia quella modale sono considerate versioni forti dell’argomento cosmologico, perché fronteggiano le obiezioni che possono essere sollevate alla sua cosiddetta versione debole. Approfondiremo questi aspetti nel prossimo articolo.

 

Bibliografia

  • W.L. Rowe, The Cosmological Argument, Fordham University Press, 1998, pp. 3-9;
  • N. Warburton, Il primo libro di filosofia, Einaudi, 2007, p. 19.

Sitografia

  • T. Holt, “The Cosmological Argument”, Philosophy of Religion, philosophyofreligion.info, 2008;
  • B. Reichenbach, “Cosmological Argument”, The Stanford Encyclopedia of Philosophy, 2004.

Articolo successivo: Gli argomenti cosmologici. Una breve introduzione (2)


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