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Anselmo vs Gaunilone: l’isola felice non è un’isola

Anselmo vs Gaunilone: l’isola felice non è un’isola

Feb 07

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Sottile il gioco di Gaunilone: ammettendo che la prova ontologica di Anselmo funzioni, allora possiamo dimostrare l’esistenza di qualsiasi cosa.
Ora Anselmo deve passare al contrattacco e lo fa rivolgendo al monaco un’obiezione solo apparentemente banale, che potrebbe essere espressa in questi termini:

Gaunilone, dimostrami una cosa diversa da Dio a cui si applichi la prova!

Ma come? Gaunilone a questo punto potrebbe pensare che Anselmo o ci è o ci fa, dato che gli ha appena fornito l’isola felice come cosa diversa da Dio a cui si applichi la prova.

E invece la contro offensiva di Anselmo può essere interpretata in modo più sottile, affermando cioè che Gaunilone non ha ancora dimostrato una cosa diversa da Dio a cui si applichi la prova perchè in realtà l’isola felice non è un’isola.

A questo punto qualcuno potrebbe pensare che Anselmo abbia esagerato con il malto e il luppolo e invece no.

Insomma, che caratteristiche ha l’isola felice? 1000 palme, un mare cristallino, nessun cannibale…e via così. Ma allora fino a che punto possiamo spingerci per definire l’isola di cui non se ne può pensare di migliore senza uscire dal concetto di isola e entrare in un altro concetto (ad esempio di continente)?

Ecco la sfida di Anselmo, che si appella alla vaghezza nella definizione dei concetti, già usata dalla scuola Megarica per formulare delle affermazioni paradossali, dette soriti, ad esempio:

una persona senza capelli è calva

se aggiungiamo un capello, la persona resta calva

se ne aggiungiamo un altro, la persona resta calva

Qual’è il limite? Non potendosi definire con certezza, la conclusione paradossale è che

tutte le persone sono calve

Applicando queste considerazioni all’isola felice, il ragionamento di Anselmo potrebbe essere:

Ammettiamo che l’isola felice, ovvero l’isola di cui non se ne può pensare nessuna di migliore, esista. Ma sarà sempre possibile, venendo meno un limite al concetto di “isola”, aggiungerne un elemento che la renda migliore della versione precedente, ad esempio un bel fiore.

Quindi avremo l’isola felice e l’isola felice con un bel fiore, e magari l’isola felice con un bel fiore e un fluente ruscello, e così via all’infinito, perchè non c’è un limite di caratteristiche che determina che stiamo uscendo dal concetto di isola.

Ma allora, di nessuna isola è vero che non se ne possa pensare una di migliore.

Non è finita: Anselmo ha in serbo un’altra cartuccia, ma la spareremo nel prossimo post.


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