Una filosofia, tante filosofie
Una filosofia, tante filosofie
Feb 18[ad#Ret Big]
Siamo circondati da pratiche, discipline e saperi differenti, ciascuno con un proprio scopo, un proprio metodo, e un aspetto o una regione della realtà di propria pertinenza (non sempre esclusiva). Come si pone la filosofia nei loro confronti? Non soltanto si distingue dagli altri saperi grazie alle sue differenze specifiche, ma talvolta accade che la filosofia si applichi a questi saperi.
Esistono perciò tante filosofie, quanti sono i saperi che la filosofia prende in esame: filosofia della biologia, filosofia della religione, filosofia dell’arte, della storia, della tecnologia, dell’informatica, e così via. Non sembra, infatti, che la filosofia abbia oggetti propri in senso stretto, come per esempio leggi e norme sono oggetti del diritto o i corpi celesti oggetti dell’astronomia. Le è indispensabile, pertanto, cercarli altrove. Spesso li trae dall’esperienza personale, dalle considerazioni comuni, dal nostro modo di “essere nel mondo”; ma può trarli anche da altre discipline o pratiche.
Tuttavia, la filosofia tratta questi oggetti in modo diverso da come li trattano gli altri saperi, perché li mette in questione e li discute razionalmente. In questo caso, il compito della filosofia è lo stesso che la impegna quando formula domande sui fondamenti delle nostre affermazioni: con la differenza che, qualora applicata ai saperi particolari, linguaggi e contenuti considerati dalla filosofia saranno quelli dei saperi particolari.
Se la fisica, per esempio, utilizza il concetto di spazio, o la psicologia si serve del concetto di comportamento, allora la filosofia indagherà quei concetti, che sono le condizioni di possibilità di quei saperi: infatti, niente spazialità, niente fisica; niente comportamento, niente psicologia. Così, domandandosi che cosa sia lo spazio e rispondendo argomentando, la filosofia sarà filosofia della fisica; chiedendo che cosa sia il comportamento e rispondendo argomentando, la filosofia sarà filosofia della psicologia, e così via.
Accanto alla filosofia di un sapere generale, vi possono essere filosofie di saperi particolari. La filosofia della scienza generale, per esempio, esamina concetti comuni a tutte le scienze, ponendosi domande come: che cos’è l’osservazione, che cos’è l’esperimento, che cos’è una teoria scientifica, e altre ancora. La filosofia delle scienze particolari, invece, indaga concetti specifici d’ogni scienza: pertanto si potrà fare filosofia delle scienze formali, filosofia delle scienze della vita, filosofia delle scienze sociali, filosofia delle scienze cognitive, e così via.
Un malizioso potrebbe osservare: «Che strana attività, questa filosofia, che s’ibrida con altre discipline e altre pratiche! E dal suo carattere così promiscuo che chimere nascono?». In realtà, non nasce alcuna “chimera”, a condizione che si sappia fare filosofia e che si conosca bene ciò di cui si fa filosofia (ci torneremo). In generale, filosofare intorno a una disciplina o a una pratica significa ancora fare filosofia, indipendentemente dalle eventuali applicazioni della riflessione filosofica. Così, per esempio, la filosofia della matematica è filosofia, non è matematica né si sostituisce a essa, benché possa avere ricadute di qualche genere sulla matematica; la filosofia della musica è filosofia, non è musica né si sostituisce a essa, benché possa avere ricadute di qualche genere sulla musica, e così via.
Da queste premesse derivano almeno due corollari: il primo concerne l’identità del filosofo che si occupa dei saperi particolari; il secondo tocca lo statuto della filosofia quando riflette su se stessa. Li esamineremo entrambi nei prossimi articoli.
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