La filosofia politica di Gilles Deleuze (9)
La filosofia politica di Gilles Deleuze (9)
Set 15
Articolo precedente: La filosofia politica di Gilles Deleuze (8)
9. Il problema del soggetto tra primo e secondo Deleuze
Tutto la questione del soggetto in Deleuze è da riferirsi alle idee di io e Dio, alla questione della trascendenza, dell’individualità. Il problema dell’io e di Dio è trattato in maniera non molto diversa sia nel primo sia nel secondo Deleuze. In Logica del senso Deleuze afferma la morte di Dio, simboleggiata dall’eterno ritorno, ma affermando la morte di Dio afferma anche la morte dell’Io. Io e Dio, secondo Deleuze, sono strettamente connessi: dipendono l’uno dall’altro [39]. Qui la discussione ricade sulla trascendenza, sul pensiero dell’unità. Kant aveva fatto dei passi enormi nella Dialettica trascendentale della Critica della ragion pura, per esempio quando palava di Io, mondo e Dio: l’io come unità dei fenomeni interni, il mondo come unità dei fenomeni esterni e Dio come unità di ogni cosa. L’opera di Kant è una critica al concetto di unità: non parte da essa, ma cerca di spiegare la sua genesi. Tutto il problema dell’Analitica trascendentale è costituito dal quesito su come si dia nella sua unità l’oggetto, determinato dall’intelletto. A questo si aggiunge l’altro lato, quello del soggetto: l’io penso come unità e funzione “logica”. L’io non è una sostanza: questo è il punto. Tutto il discorso del primo e del secondo Deleuze sull’io e su Dio s’ispira integralmente a Klossowski e alla sua opera Il bafometto. Questo libro getta luce su una contrapposizione tra il regno di Dio e il regno dell’anticristo, tra il mondo delle idee e la grande pornografia, tra le identità e il regno della differenza. Il pensiero dell’identità, mi è già capitato di dirlo, è un pensiero trascendente che consiste nel riportare un molteplice all’Uno. Questo è quello che Deleuze non ama di Platone ed è l’unico senso per cui è anti-platonico, come lo è anche Nietzsche. Platone e tutto il pensiero neoplatonico trascendente pensano il mondo come semplice immagine di un altro mondo superiore: il mondo delle idee; gli oggetti sono copie di queste essenze eterne in quanto le riproducono. Il punto è che lo fanno sempre male e questo è il problema di Platone. Platone ha cercato di costruire un pensiero che affermasse l’univocità dell’essere, il che significa che l’essere si dice in un solo modo. Il filosofo ha pensato, per conseguire questo risultato, di ricondurre tutto il molteplice ad unità più grandi: tutto doveva essere riportato all’Idea del Bene, idea suprema. Il problema di Platone è che il divenire non si lascia assoggettare alle idee, non vuole somigliare alle idee, così sfugge sempre ad esse e questo spiega perché nel mondo ci sono solo brutte copie delle idee. Deleuze non nega l’univocità, semplicemente cerca di risolverla a partire dalla materia. Ora, con il concetto di materia intendo il divenire. Al posto di tante identità il mondo è composto di molteplici differenze in sé; le differenze in sé sono il demone della materia, il simulacro, l’atomismo.
Democrito e Lucrezio contro Platone, il diavolo contro Dio. Il discorso dell’agnellino di Lucrezio suggerisce l’idea di una madre che cerca il suo cucciolo e non lo trova; lei sa cosa sta cercando, ogni cosa è unica, ogni combinazione degli atomi dà sempre cose differenti, ma non differenti nel senso che non sono come gli altri enti, ma differenti in sé. Non c’è Dio o meglio Dio è il diavolo nel senso del Dio schizofrenico, il Dio delle sintesi disgiuntive inclusive [40]. Una sintesi disgiuntiva implica una alternativa; cito un episodio famoso: Richard Feynmann si trova a prendere del tè in un’università inglese e gli chiedono se vuole del latte o del limone con il tè, al che lui risponde: “entrambi”. “Latte o limone” è una sintesi disgiuntiva esclusiva, “latte e limone” invece è inclusiva. Non c’è esclusione per Deleuze: i flussi si connettono assieme, il divenire ha un doppio senso simultaneo: es. alzarsi e abbassarsi. Così lo schizofrenico dice: sono questo e quello, quell’altro e quell’altro ancora e così via. Non c’è identificazione, non appena dovesse dire di essere qualcosa, direbbe anche di essere il contrario. Tutta la questione politica in Deleuze è anche una questione di identificazione. Il problema più grosso oggi è quello dell’identificazione: si pensi al caso del data mining, dei sistemi di sorveglianza, della carta d’identità e così via. I soggetti non sono che costruiti e non si può parlare d’altro che di regimi di soggettivazione. La psicoanalisi non sembra poter fare a meno dell’io: essa sembra caratterizzata da un’idea dell’io salvezza, guarire per essa significa riportare all’io o rafforzarlo. Lo schizofrenico non ha più un io, e per questo interessa molto a Deleuze e Guattari, ma dire schizofrenico non è già un’operazione di identificazione? La psicoanalisi deve etichettare le malattie per trasformare i malati in soggetti precisi [41]. Anche il capitalismo è un regime di soggettivazione: i capitalisti contro il proletariato [42], il proletariato che non vuole essere trattato come macchina viene soggettivato nel capitale variabile contrapposto al capitale costante [43], oppure, come abbiamo visto, il consumatore è a tutti gli effetti un soggetto costruito. Allora cos’è il soggetto? È bella questa immagine che Deleuze e Guattari offrono all’inizio di Mille piani, e per questo la cito:
I fili della marionetta, in quanto rizoma o molteplicità, non rinviano alla volontà, supposta unica, di un artista o di un burattinaio, ma alla molteplicità delle fibre nervose che a loro volta formano un’altra marionetta seguendo altre dimensioni connesse alle prime […] [44]
Pensare il cervello umano e la mente come immanenti significa pensarli senza l’unità, quindi come molteplici. Noi stessi siamo molteplicità, e dire che siamo degli io è tanto inesatto quanto dire che il Sole ruota attorno alla Terra, solo perché così ci appare. Prendere sul serio tutto questo significherebbe cancellare la differenza tra contenente e contenuti: il contenente coincide perfettamente con i contenuti. Questa è la stessa immagine che espone Deleuze nel suo scritto su Hume [45] a proposito della mente umana: la mente umana non è che una collezione di idee, come una collezione di foto senza album.
Note
[39] Nella storia della filosofia esiste un esempio perfetto di questo problema: il circolo vizioso di Cartesio. Cartesio considera come la cosa più evidente o punto di Archimede il suo Cogito in quanto non possiamo dubitare del fatto che stiamo dubitando. Tuttavia successivamente si accorge che l’esistenza di questo Cogito non può essere stata posta dal Cogito stesso, perché il Cogito non è causa sui. Le cose finite, infatti, non sussistono da sé. Quale fondamento dare al Cogito allora? Solo Dio, che è causa sui, può aver dato esistenza ad ogni cosa, Cogito compreso. I due termini dipendono l’uno dall’altro, entrambi sono accomunati da una caratteristica: la trascendenza. L’individuo è trascendente come unità di tutto ciò che lo compone, ma, per come certe religioni rappresentano Dio, esso non sembra nulla più di un grande Ego o un Uno molare. Quest’ultimo discorso andrebbe collegato alla critica alla religione di Freud. Freud vede in Dio la proiezione dei genitori da parte di un individuo adulto che comunque sente il bisogno di un aiuto superiore.
[40] Non facciamo l’errore di Žižek: non si deve pensare che la differenza in sé sia una negazione positiva come la negatività della dialettica hegeliana, solo perché Deleuze avrebbe detto che la differenza è determinazione, come la negazione in Hegel. Non si tratta della doppia negazione, della sintesi hegeliana, ma di una doppia affermazione che segue questa logica: questo e quello, cioè sia questo che quello. Lo schizofrenico non si identifica con nulla in questa logica, non è nemmeno una negazione positiva la sua, ma una pura affermazione: cioè sono quello, questo e quest’altro. L’ottica non è hegeliana, ma spinozista, e nella teoria spinozista tutto è pura positività. Questo è il vero senso dell’identificazione spinoziana della realtà con la perfezione.
[41] Su questo argomento si possono leggere tutte le opere che Foucault ha scritto sulla psicoanalisi, come la Storia della follia, ma anche gli scritti sulla sessualità sono molto indicativi, per esempio La volontà di sapere.
[42] Si potrebbe dire che il proletariato esiste come contrapposto alla borghesia, perché in realtà il proletariato non è una classe, ma la non-classe per eccellenza: il problema degli ultimi. Quando saranno emancipati anche gli ultimi l’emancipazione sarà totale, questo sembra il messaggio di una tale classe che è appunto una non-classe perché la sua vittoria porterebbe alla fine del sistema delle classi.
[43] Capitale costante = macchinari, mezzi produzione, materie prime = lavoro morto, capitale variabile = lavoro vivo.
[44] Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani, Castelvecchi, Roma 2010, p. 53.
[45] Si tratta della sua tesi di dottorato: Empirismo e soggettività.
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