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La filosofia politica di Gilles Deleuze (11)

La filosofia politica di Gilles Deleuze (11)

Set 22

 

 

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11. La storia dell’alienazione del desiderio

Deleuze, nel primo capitolo de L’anti-Edipo, descrive una storia delle concezioni del desiderio [52]; in questa storia si passa attraverso la filosofia, la religione e la psicoanalisi. Tutto comincia da Platone, Platone che intende il desiderio come acquisizione. Si nota subito che qui non viene posta nessuna differenza tra desiderio e bisogno, il desiderio è quindi concepito in questo modo: se qualcuno desidera qualcosa, questo qualcosa gli manca e per questo motivo deve acquisire la cosa che gli manca. Il senso è economico: quando desidero qualche cosa, se la voglio davvero, devo acquistarla e chiaramente avrò bisogno di denaro. La storia che descrive Deleuze è la storia dell’alienazione del desiderio, perché essa descrive in che modi il desiderio è stato concepito come mancante.

Il secondo protagonista di questa storia è Kant, in cui il desiderio non è più semplicemente inteso come acquisizione: l’oggetto del desiderio si risolve in una quasi-presenza, cioè in una rappresentazione, un’allucinazione o una fantasia, o per meglio dire in un fantasma. Kant quindi fa del desiderio una macchina di fantasmi, ma questa immagine del desiderio non risolve il problema dell’alienazione, lo tiene invece in piedi. Essa infatti non fa del desiderio un produttore di reale. È proprio la mancanza o assenza dell’oggetto ad essere la causa della produzione dell’oggetto fantasmato da parte del desiderio. Il cristianesimo afferma che l’oggetto del desiderio non è di questo mondo, cioè crede che il vero fine della vita umana non è in questo mondo, l’uomo non troverà appagamento qua su questa terra, ma, se l’oggetto del desiderio non è di questo mondo, è di un altro mondo: il paradiso. La psicoanalisi in un certo senso prosegue la strada tracciata da Kant. Anche se Freud arriva molto vicino a mostrare la produttività della sessualità e della libido, continua a pensare l’oggetto del desiderio come proiezione o come fantasma alienandolo nell’immagine dell’Edipo. Quelle del malato di mente sono proiezioni, allucinazioni per lo psicoanalista, quindi delle quasi-presenze, finzioni che il malato vede come fossero reali. Questo “come fossero reali” è il punto; con l’analisi di Lacan il concetto di reale cambia del tutto: qui per reale si intende qualcosa che è molto di più della realtà oggetto dei sensi, si parla di un mondo virtuale che eccede l’attuale. Anche Lacan aliena il desiderio, ma comincia a parlare di reale riferito all’oggetto del desiderio. Qui l’alienazione evidentemente consiste nel fatto che il desiderio viene fatto circolare nel vuoto e non cattura il suo oggetto, quindi il desiderio viene separato dal suo stesso oggetto. Finché si separa l’oggetto dal desiderio è come se si pensasse che il desiderio è un soggetto [53]. Il tentativo di soggettivazione nella psicoanalisi è continuo: basti pensare al fatto che per la psicoanalisi trovare la normalità significa far ritrovare l’io al paziente. Il desiderio tuttavia non conosce soggetto e quindi non può avere l’oggetto come suo contrapposto, esso deve essere pensato come parte dello stesso flusso desiderante. Infatti ne L’anti-Edipo si legge:

Il desiderio non manca di nulla, non manca del suo oggetto. È piuttosto il soggetto che manca al desiderio, o il desiderio che manca di soggetto fisso: non c’è soggetto fisso per la repressione. Il desiderio e il suo oggetto sono un’unica cosa, sono la macchina, in quanto macchina di macchina. [54]

Il desiderio è oceanico. Uso il termine oceanico in parte riferendomi a quella bellissima espressione che compare alla fine di Differenza e ripetizione sull’univocità [55], in parte rifacendomi al concetto di “sentimento oceanico” usato da Freud ne Il disagio della civiltà, in cui descrive questo sentimento come caratteristico dei bambini nei primi anni e via via perdentesi nel corso della vita; questo sentimento consiste nella percezione della propria unione con l’intero cosmo. Il narcisismo primario in un certo senso prevede questa prospettiva in quanto l’oggetto è compreso nel flusso della libido, ma nel narcisismo secondario il desiderio si alinea nel soggetto, condizione che sembra necessaria per separare il desiderio dal suo oggetto. Quando si parla di oggetto del desiderio, come ho detto, si intende qualcosa di reale, qualcosa che non è “concreto”, nel senso di materiale, ma è virtuale [56]. Ho già detto che esiste in Deleuze tutto un parallelismo tra lo psichico e il sociale: ciò che vale per l’uno vale anche per l’altro. A questo punto il discorso sull’alienazione di Marx è solo il correlato sociale: la separazione dei produttori dai mezzi di produzione. Come si sa il discorso di Marx, quindi la sua concezione del comunismo, consiste nell’appropriazione da parte del proletariato dei mezzi di produzione. Dal punto di vista psichico il desiderio dovrebbe appropriarsi del suo oggetto. I due piani, quello psichico e quello sociale, si intersecano in qualche modo. Si può rintracciare una bella osservazione inserita da Vittorangelo Orati nel suo lavoro sulla riabilitazione della teoria del valore marxiana dal titolo Produzione di merci a mezzo lavoro, la quale mostra questa intersezione:

Infatti, in Marx è altresì rintracciabile il concetto di “salute mentale”, di “normalità” psichica che consiste nel permanere dell’uomo in relazione immediata con il suo bisogno; condizione che evidentemente, con il capitalismo, diventa impossibile per definizione:

che una passione (bisogno) diventi fissa o no, ossia che diventi una potenza esclusiva sopra di noi, dipende dall’essere o non essere consentito, da parte delle circostante materiali, dalle “cattive” condizioni terrene, di soddisfare normalmente questa passione e di sviluppare, d’altra parte, un complesso di passioni. Quest’ultimo punto, a sua volta, dipende dal fatto che si vive in circostanze che ci permettano un’attività senza restrizione e quindi uno sviluppo di tutte le nostre disposizioni. [57]

L’uomo sano è, dunque, per Marx, colui il cui lavoro diviene “libera manifestazione vitale”, cioè godimento della vita, mentre, nel capitalismo, egli realizza la sua impotenza, la perdita di se stesso, la autoalineazione [58].

A seconda di come si legge questa affermazione si potrebbe trovare qui forse la critica al capitalismo di Lacan, oppure quella di Deleuze [59]. Il problema deriva dal fatto che l’autore pone tanto l’accento sul concetto di “salute mentale”, tuttavia Orati parla di normalità riferita a quel lavoratore in relazione immediata con il suo bisogno, quindi a un lavoratore non spossessato del suo prodotto del lavoro. Quello che si legge qui è che il lavoratore troverebbe una normalità se fosse in possesso dei mezzi di produzione, quindi il riferimento va a quel modesto bisogno del desiderio a cui alludevo. Orati aggiunge anche che la critica di Marx è una critica alla forma di universale follia del capitalismo: parla proprio di schizogramma del capitalismo. Quello che manca a Orati è il processo di normalizzazione e soggettivazione del capitalismo, il problema della riterritorializzazione. Orati capisce che il capitalismo è schizofrenico, ma quello che non capirebbe, dal punto di vista di Deleuze, è che la questione non sta nel trovare la “salute”, ma nel portare avanti la malattia, perché la follia capitalistica portata all’estremo porta lo stesso capitalismo alla morte; questo è il tema della deterritorializzazione assoluta.

 

Note

[52] Cfr. Gilles Deleuze, Félix Guattari, L’anti-Edipo, Einaudi, Torino 2010, p. 27.

[53] Dire Es è già soggettivare, secondo Deleuze.

[54] Gilles Deleuze, Félix Guattari, L’anti-Edipo, Einaudi, Torino 2010, p. 29.

[55] «[…] un solo e medesimo Oceano per tutte le gocce […]» (Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, Cortina, Milano 2010, p. 388).

[56] Qui virtuale va inteso nello stesso senso in cui lo intende Bergson, cioè come questa realtà interiore ed inestesa a cui appartengono cose come la coscienza, le sensazioni, la memoria, ecc… I testi di riferimento sono in particolare due: Saggio sui dati immediati della coscienza e Materia e memoria.

[57] K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma 1969, p. 237 e ss.

[58] Vittorangelo Orati, Produzione di merci a mezzo di lavoro, Liguori, Napoli 1984, pp. 201-202.

[59] Mentre in Deleuze si parla di appropriazione del desiderio, in Lacan il problema è completamente opposto: il capitalismo ha trasformato il plus che godere in godimento gadget. Lacan quindi non vede nella frattura del reale l’alienazione, ma l’unica possibilità di vero godimento. Il problema del capitalismo è, diversamente da come pensa Deleuze, costituito dal fatto che il capitalista fa del plus che godere un oggetto di godimento come il malato di mente, mentre il godimento del proprio sintomo è dell’uomo normale.

 

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