Quando l’ordine diviene regola. Le prime sei regole cartesiane per la guida dell’intelligenza
Feb 18
Oggi pubblichiamo il primo articolo di Anita Santalucia. Laureatasi in Filosofia con una tesi su Descartes basata sulla traduzione dal latino di uno studio di Emile Boutroux, cura il sito di filosofia popolare www.popfilosofia.it e il percorso teorico-pratico di filosofia Cure e pratiche del sé. Ermeneutica & autoeducazione della persona. Ringraziandola per il contributo, le diamo il benvenuto tra i collaboratori del blog.
Cartesio non ha bisogno di presentazioni. Dunque veniamo al punto. Quanto è importante l’ordine nella sua filosofia? Le Regole per la guida dell’intelligenza possono essere considerate il manifesto della stessa? Sì: spiegherò il perché. Nel 1629 Cartesio aveva trentatré anni e in una lettera a Mersenne scrive di aver preso ormai posizione «su tutti i fondamenti della filosofia» (R. Descartes, Tutte le lettere 1619-1650, a cura di Giulia Belgioioso, Bompiani, Bologna 2009, AT I, 25). Le opere iniziate negli anni precedenti non sono state portate a termine, ma la produzione di quegli anni confluisce nelle Regole. Questa è un’opera in latino rimasta incompiuta e pubblicata postuma. Il disegno originale prevedeva tre parti, ognuna delle quali contenente dodici regole; ci sono pervenute ventuno regole più tre soli titoli di regole. Come viene ampiamente chiarito nella Regola XII, la prima parte doveva essere dedicata ai precetti del metodo così come si presentavano, la seconda a tutte quelle questioni che si presentano con chiarezza ma di cui manca una soluzione e la terza parte, infine, doveva essere dedicata alle questioni non perfettamente comprese. Questo il progetto, appunto, ma per il resto il testo si presenta frammentario, poco chiaro e confuso. Quello che si può ricavare è il metodo di scrittura volto a considerare la conoscenza certa e quel metodo, appunto, per conquistarla. È incerto il testo ma è incerta anche la data di scrittura. Sarebbe stata la stabilità trovata a Parigi, dopo anni di peregrinazioni in giro per l’Europa, a favorire la stesura di un testo che, per quanto frammentario, mostra tutta la sua complessità.
Le Regole si aprono con una affermazione di capitale importanza che potrebbe essere sintetizzata in questo modo: la scienza è una perché è una la mente umana che la concepisce. Occorre dunque iniziare a studiare la bona mens che è come il sole che illumina le cose più varie restando sempre lo stesso (R. Descartes, Tutte le lettere 1619-1650, AT X, 359-61). La mente umana è capace di raccogliere il vero delle cose e le cose nel vero: è per questo che è necessario eliminare tutte le cose probabili e seguire solo quelle vere ed indubitabili (Regola II). In questo la matematica ricopre un ruolo fondamentale soprattutto perché è il metodo che apre ad un altro tipo di filosofia, quella matura ovvero quella che «deve contenere i primi rudimenti della ragione umana, e deve estendersi alle verità che si possono trarre da qualsiasi soggetto» (Regola IV) (R. Descartes, Tutte le lettere 1619-1650, AT X, 374). L’ordine non diviene solo un criterio fondamentale per la matematica ma anche per tutte quelle cose a cui, in modo naturale, la mente può rivolgersi. L’ordine della conoscenza diviene, in questo modo, fondamentale, come fondamentali sono i criteri di composizione dell’ordine stesso che di esso sono, poi, le caratteristiche. Ed allora per l’ordine ci vuole chiarezza in modo da considerare quelle cose che vanno conosciute per prime; l’ordine necessita di semplicità nelle sue nozioni fondamentali; l’ordine ha bisogno dell’indipendenza logica delle conoscenze iniziali rispetto alle precedenti. Dalle cose più semplici a quelle più complicate, creando una valida alternativa alla classificazione aristotelica (Regola VI). Ecco l’importanza del concetto di ordine che campeggia nelle prime sei regole ed aiuta a presupporre e a supporre tutte le altre. In un infinito gioco di richiami, senza questo le nature semplici non avrebbero avuto senso.
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