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Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (5)

Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (5)

Mar 24

 

Articolo precedente: Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (4)

 

La medesima gradualità che si riscontra, in altri ambiti, nei comportamenti animali, la ritroviamo dunque anche nella sfera delle relazioni sociali. Anche al di fuori delle comunità umane è possibile trovare complesse organizzazioni sociali in cui i vari individui assumono ruoli differenziati, anche se, chiaramente, il grado di consapevolezza è sicuramente inferiore rispetto alla specie umana.

La gerarchizzazione non si basa esclusivamente sulla forza pura e semplice, ma anche su un consenso basato sull’autorevolezza e sul gradimento delle femmine del gruppo:

In natura un vecchio leader deve avere a che fare con l’entrata nel gruppo di maschi sconosciuti, che naturalmente non si fanno scrupoli a sfidarlo. Ma anche in quel caso, non è sempre solo questione di quale maschio sia più forte o più veloce, perché il sostegno collettivo delle femmine può mantenere un maschio in sella ben oltre il pieno rigoglio della sua virilità. Spesso preferiscono un leader familiare e prevedibile a uno più giovane e aggressivo. [14]

Inoltre, così come Searle nel ’96 individuò e parlò di “fatti istituzionali”, nella fattispecie, restando sempre nell’ambito animale, lo psicologo Robin Dunbar presenta una sorta di istituzionalizzazione delle relazioni sociali tra le scimmie. La prima di queste relazioni e attività è certamente il grooming – lo spulciarsi reciprocamente, al quale i primati non umani dedicano buona parte della loro giornata – il quale serve soprattutto a rinsaldare i legami tra gli individui.

Tale attività ha una valenza quasi intrinseca e immanente nella comunità degli scimpanzé, tanto quanto quella dell’uso del denaro tra noi uomini o, meglio ancora, la nostra abitudine di stringerci la mano piuttosto che salutare di continuo un nostro conspecifico durante l’arco della giornata. Queste attività comunicative consentono di stringere rapporti di solidarietà che tengono insieme il gruppo, ma anche di formare legami preferenziali che sfociano in alleanze o inimicizie all’interno di esso. Ed è proprio questo che, in termini evoluzionistici, spiega la nascita del linguaggio! Il ruolo del linguaggio è, dunque, nettamente decisivo «nella soluzione di un problema di coesione/organizzazione del gruppo» [15] e quindi nella formazione, come dice Searle, di status collettivi.
Volendo tracciare tutti i punti più salienti fin qui analizzati, possiamo ritenere che le funzioni più importanti del linguaggio siano tre:

  • coesione/organizzazione del gruppo;
  • trasmissione di informazioni → agire sociale;
  • creazione e trasformazione delle istituzioni.

Per concludere potremmo quindi dire che il linguaggio, il comportamento linguistico verbale e/o non verbale, è una lente colorata, un interfono equalizzato che pone l’uomo – e non solo – in contatto con se stesso e col mondo. Un filtro da cui non si può prescindere, di cui non si può fare a meno e che ci pone in un contatto vincolato col nostro ambiente e col nostro e altrui modo di percepirlo. Parafrasando Cartesio, il filosofo del dualismo mente/corpo secondo cui tutto ruotava attorno alla struttura monolitica del Cogito, potremmo dire «comunico, dunque sono».

Comunichiamo, dunque siamo; e siamo in un’infinità di modi, di forme, di atti interconnessi e supportati da certezze e fatti intenzionalmente condivisi.

Note

[14] M. Mazzone, cit., pag. 89.

[15] M. Mazzone, cit., pag. 90.

Bibliografia

  • Aristotele, De Interpretatione, trad. di M. Zanatta, Edizioni BUR;
  • M. Mazzone, Menti Simboliche, Carocci Editore;
  • J.R. Searle, La costruzione della realtà sociale, Einaudi;
  • M. Tomasello, Le origini culturali della cognizione umana, Il Mulino
  • P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio;
  • L. Wittgenstein, Ricerche Filosofiche, Einaudi.

 

Articolo iniziale: Linguaggio e comportamenti linguistici: tra intenzionalità e funzionalità sociale (1)

 

 


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