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Islam: Dio e l’Uomo (4)

Islam: Dio e l’Uomo (4)

Lug 24

 
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Quadro storico-religioso dell’Hijāz alla vigilia dell’Islam

La regione nord-occidentale della penisola arabica chiamata Hijāz, con i centri abitati di Mecca, Yathrib (futura Medina) e Ta’if, è il teatro geografico e culturale nel quale nasce e si sviluppa la religione islamica, intorno all’anno 610 d.C, periodo nel quale tradizionalmente ci si riferisce riguardo la Rivelazione Coranica.

Le tribù stanziate nell’Hijāz, in epoca preislamica, adoravano astri, pietre e alberi e il loro culto era prevalentemente di tipo politeistico. L’importanza della deità venerata era relativa al luogo dove risiedeva la stessa divinità e quindi al valore religioso del santuario che custodiva il simulacro del dio.

Questo periodo religioso pagano verrà ricordato dalla storiografia tradizionale araba, specialmente a partire dal XIII secolo, come Jahiliyya, o Età dell’Ignoranza. Tuttavia le recenti analisi sull’ambiente di culto preislamico tendono a descrivere una forma di religiosità non necessariamente idolatra, e i simulacri degli dei in forma di pietre, in periodi molto vicini all’avvento dell’Islam, potrebbero essere considerati solo come rappresentazioni della divinità, tanto da poter essere abbandonati in favore di altri oggetti religiosi più confacenti alle esigenze spirituali del tempo.

In tempi antichi, il temenos della Ka’ba (Cubo), situato nella città della Mecca [1] nei pressi della fonte di Zemzem, era un luogo sacro dove si venerava la divinità maschile di Hubal, che indicava un

indefinito “dio”, come il thamudeno “han-‘Il” o il safaita “ha-‘Ilah” […] la cui statua sovrastava, sulla destra dell’ingresso, un pozzo ormai essiccato (C. LoJacono, 1999)

e una triade femminile identificata in al-‘Uzzà, a cui pare si aggiunsero in seguito Allat e infine Manat. Tuttavia sembra che il culto a Mecca non fosse riservato solo a questa triade e a Hubal e che quindi altre deità fossero venerate nello stesso santuario [2]. Negli angoli di questo edificio sacro erano incastonate quattro pietre sacre: la Pietra Nera, quella Yemenita o Felice, la Pietra Siriana e quella Occidentale, ma ad oggi solo le prime due ancora esistono.

La tradizione islamica attribuisce a Mecca due importanti pellegrinaggi che si svolgevano in due diversi periodi dell’anno. Questi pellegrinaggi chiamati hajj e umra [3] si concludevano a Mecca con i circuiti del santuario della Ka’ba.

Le famiglie dei Quraysh, che vantavano una discendenza abramitica tramite Ismaele e sua madre Hagar, avevano rifondato il santuario con Qusayy, antenato del Profeta che fu abile a riunire le tribù di Mecca e reclamare la custodia della Ka’ba e a organizzare il sostentamento dei fedeli durante i pellegrinaggi. Quando Qusayy morì, i suoi figli imposero il loro controllo sulla città e la divisero in zone nelle quali i vari clan risiedevano. Uno dei nipoti di Qusayy fu Hashim, che è ritenuto il bisnonno del Profeta: i suoi discendenti furono chiamati Banu Hashim (figli di Hashim).

Lo storico Al-Tabari riferisce che Hashim e i sui tre fratelli [4] incrementarono le attività commerciali di Mecca e si spinsero con le loro carovane in Siria, nello Yemen, in Etiopia e in Iraq, pare ottenendo dei salvacondotti dai rispettivi regnanti delle regioni che i fratelli intendevano raggiungere per i loro commerci (Vita di Maometto, Bur 1992, pag. 40). Abd al-Muttalib, il nonno del Profeta, seguendo le orme del padre Hashim, fu coinvolto nelle operazioni di difesa di Mecca contro le invasioni da parte dello Yemen che, secondo la tradizione musulmana, all’epoca era sotto il controllo del sovrano abissino.

Gli islamisti si sono domandati se la fortuna di Mecca fosse solo dovuta alla presenza del suo santuario o se altri fattori possano aver influito a determinare l’affermarsi delle famiglie coreiscite. Il Corano (106, 2), se utilizzato come fonte storica, ci viene in aiuto e ci invita a guardare all’unione concorde o ilaf delle famiglie coreiscite [5], come a quella capacità degli stessi a stipulare accordi e alleanze con gruppi nomadi e con altri insediamenti urbani dell’Hijāz. Questo implicherebbe una sottintesa capacità militare e politica e un controllo della regione da parte coreiscita, capace di tradursi in un preciso gioco di alleanze tra i vari clan della zona, inteso a permettere il corretto svolgimento dei trasporti carovanieri e la messa in sicurezza delle piste mercantili dell’epoca. Il valore religioso che i pellegrinaggi dell’hajj e umra imprimevano nel tessuto sociale ed economico dell’epoca avrebbe consolidato queste alleanze e nella stessa misura avrebbe contribuito a determinare le fortune dei Quraysh raccontate dalla tradizione.

La tesi di qualche decennio fa, che dava per scontato un certo primitivismo, causa socio-culturale del nomadismo arabo, non è più plausibile. Ci sono molti elementi che già da soli sono capaci di smontare le vecchie ipotesi e di fornire un quadro culturale molto vivo e variopinto di quel particolare periodo che inizia prima dell’Islam e che si conclude con la morte del Profeta. La posizione particolare di quegli insediamenti urbani che si trovavano a ridosso delle vie carovaniere che congiungevano lo Yemen con il Levante, e che in quel particolare periodo storico rappresentavano dei percorsi mercantili privilegiati [6], le culture urbane costituite dagli stanziamenti anche sedentari nella penisola e ai suoi confini meridionali, le terre meridionali dello Yemen abitate da popolazione anche miste e composte da arabi, etiopi, ebrei e cristiani, gli stati arabi sul limes bizantino-sasanide, rappresentati dai Ghassanidi monofisiti, seguaci di Bisanzio, e i Lakhmidi nestoriani in stretto rapporto con l’Iran, e ancora di più, i contatti con l’Etiopia cristiana e monofisita [7] negli anni precedenti la nascita di Muhammad e quelli successivi relativi alla prima egira in Abissinia, i contatti con le comunità di religione giudaica nella seconda grande egira di Medina, e il ruolo di Costantinopoli per l’epoca, e di Siria, Iran e Iraq, sono elementi che presentano un quadro anche complesso degli avvenimenti storici e delle matrici socio-culturali e spirituali che hanno rappresentato la cornice entro la quale si inserisce la nascita della religione islamica.

Note

[1] Secondo la tradizione religiosa islamica, il Profeta Muhammad ripristinò la Ka’ba come santuario dedicato ad Abramo (il santuario è considerato il luogo di sepoltura del figlio di Abramo, Ismaele, e di Hagar, moglie di Abramo e madre di Ismaele).

[2] Inoltre in città si faceva commercio di statuette o di pietre cui si attribuivano vari poteri sacri.

[3] Hajj è il pellegrinaggio maggiore che l’Islam ha riconfermato come pilatro della fede e trasformato in un tributo spirituale verso la propria discendenza abramitica, mentre umra è un pellegrinaggio minore che ancora oggi può essere effettuato come atto supererogatorio del fedele.

[4] I fratelli di Hashim sono Abd al-Shams, Nawfal e Muttalib.

[5] La tradizione storica islamica commenta questo ilaf suggerendo inoltre che il termine si può riferire all’accordo, anche militare, stabilito tra le tribù di Mecca per fronteggiare la spedizione militare abissina chiamata dell’Elefante, poco prima della nascita del Profeta.

[6] Le consuete piste carovaniere della rotta di collegamento tra Oriente e Mediterraneo non erano agibili o affidabili come tratte commerciali dell’epoca.

[7] Per la storia d’Etiopia nei primi secoli del Cristianesimo, si può fare riferimento ai miei articoli precedenti.

Bibliografia

  • Juan E. Campo, Encyclopedia of Islam, Gordon Melton series editor (2009);
  • Ibn Ishaq, The Life of Muhammad. A Translation of Ishaq’s Sirat Rasul Allah, a cura di A Guillaume, Oxford University Press (2004);
  • Al- Tabarī, Vita di Maometto, a cura di S. Noja, Bur (1992);
  • Claudio Lo Jacono, Le religioni dell’Arabia preislamica e Muhammad, da Islam, Editori Laterza (2012);
  • B. Scarcia Amoretti, Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia, Carocci Editore;
  • Conti Rossini, Storia d’Etiopia. Parte prima: Dalle origini all’avvento della dinastia Salomonide, Bergamo (1928) (adesso edito da Seam).

 

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