Diogene Laerzio su Talete (quarta parte: I, 37-40)
Diogene Laerzio su Talete (quarta parte: I, 37-40)
Gen 01Brano precedente: Diogene Laerzio su Talete (terza parte: I, 33-37)
Afferma dunque Apollodoro, nella Cronologia, che egli nacque durante il primo anno della trentanovesima Olimpiade. 38 Trapassò a settantotto anni (o, come afferma Sosicrate, a novanta), siccome trapassò mentre occorreva la cinquantottesima Olimpiade, essendo stato contemporaneo di Creso, per il quale si sobbarcò anche all’impresa di permettere l’attraversamento dell’Alis senza ponte, dopo aver apprestato la deviazione del corso.
Nacquero, dunque, altri cinque Talete, come riferisce Demetrio di Magnesia negli Omonimi: un retore di cattivo gusto di Callati; un pittore di Sicione, genio magnanimo; terzo, uno vissuto in un’età assai arcaica, contemporaneo di Omero, Esiodo e Licurgo; quarto, uno che è menzionato da Duride nello scritto Sulla pittura; quinto, uno più recente, che non offrì il destro alla fama e che Duride menziona negli Scritti critici.
39 Questo sofo, dunque, trapassò in un giorno in cui stava assistendo a un agone ginnico, soccombendo sia al caldo sia alla sete sia all’astenia, già vecchio. E gli è stata scritta questa epigrafe sul monumento funebre:
Davvero piccolo questo tumulo, ma per la gloria grande al pari del cielo,
di Talete pieno di saviezza è questo che guardi.
V’è anche, apprestato da noi, questo epigramma indirizzato a lui nel primo libro degli Epigrammi o Poesie in tutti i metri:
Un giorno in cui assisteva a un agone ginnico, Elio Giove,
l’uomo sapiente Talete rapisti dallo stadio.
Approvo quest’atto: che l’abbia scortato da là vicino a te, siccome questo vecchio
più non potea dalla terra guardar le stelle.
40 Suo è questo detto: «Conosci te stesso»; però secondo quanto afferma Antistene nelle Successioni dei diadochi dei filosofi sarebbe di Femonoe, dopodiché Chilone si sarebbe appropriato di esso.
La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.
Brano seguente: Diogene Laerzio su Talete (quinta parte: I, 40-44)