Testimonianze filosofiche su Anassagora (11)
Testimonianze filosofiche su Anassagora (11)
Ott 04
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Diels-Kranz 59 A 62
Diodorus, I 7, 7: Sembra che per quanto riguarda la natura di tutte le cose [peri tēs tōn holōn phuseōs] neppure Euripide, essendo discepolo di Anassagora il fisico, dissentisse dagli argomenti precedenti: nella Melanippe, infatti, fa questa uscita:
< e il discorso [muthos] non è mio, ma di mia madre, >
come cielo e terra eran forma unica [ēn morphē mia];
ma dopo che si furon divisi l’uno dall’altra [epei d’ ekhōristhēsan allēlōn dikha],
procrearono tutte le cose [tiktousi panta] e diedero alla luce
alberi, pennuti, fiere, e coloro che il mare nutre,
e la genia dei mortali.
Diels-Kranz 59 A 63
Aet. II 1, 2: Talete, Anassagora, Platone, Aristotele, Zenone dicono che il cosmo è uno.
Diels-Kranz 59 A 64
Simpl. Phys. 154, 29: Anassagora dice che il cosmo generato una volta per tutte a partire dal miscuglio rimane fermo per il tempo restante, amministrato e discriminato dall’intelletto che gli si è preposto [hapax genomenon ton kosmon ek tou migmatos diamenein loipon hupo tou nou erestōtos dioikoumenon te kai diakrinomenon].
Ibid. 1121, 21: Anassagora ed Archelao e Metrodoro di Chio sembrano dire che il mondo s’è generato [dokousi legein gegonenai ton kosmon] dall’inizio [ap’ arkhēs] del tempo [khronou]. Costoro affermano che anche il movimento ha avuto un inizio [de kai tēn kinēsin arxasthai phasin]: mentre infatti gli enti prima del tempo eran in quiete, affermano che sotto l’azione dell’intelletto si sia ingenerato movimento, dal quale è stato generato il cosmo [ēremountōn gar ton pro tou khronou tōn ontōn kinēsin engenesthai phasin hupo tou nou, huph’ēs gegonenai ton kosmon]. Pare dunque anche che costoro abbian ipotizzato un inizio della formazione del cosmo con un intento didascalico [taxeōs heneka didaskalikēs arkhēn tēs kosmopoias hupothemenoi].
Diels-Kranz 59 A 65
Aet. II 4, 6: Anassimandro, Anassimene, Anassagora, Archelao, Diogene, Leucippo suppongono corruttibile [phtharton] il mondo.
Lanza A 65
Aet. I 24, 2: Empedocle, Anassagora, Democrito, Epicuro e quanti costruiscono il mondo conformemente a congregazione dei minuti corpuscoli introducono composizioni e discriminazioni, ma non propriamente generazioni e corruzioni [kata sunathroismon tōn leptomerōn sōmatōn kosmopoiousi sunkriseis men kai diakriseis eisagousi, geneseis de kai phthoras ou kuriōs]: infatti queste si generano non da alterazione conforme al quale [kata to poion ex alloiōseōs], bensì da conglomerazione [ek sunathroismou] secondo il quanto [poson].
Diels-Kranz 59 A 66
Aet. I 29, 7: Anassagora e Democrito e gli Stoici dicono che il caso è una causa inapparente all’umano raziocinio [adēlon aitian anthrōpinō(i) logismō(i)]: alcune cose [ha], infatti, sono conforme a necessità [kat’ anankēn], altre conforme a destino [heimarmenēn], altre ancora conforme a scelta deliberata [proairesin], altre poi conforme al caso [tukhēn], altre infine conforme alla propria singolarità [automaton].
Alexander Aphrodisiensis, De fato, II 165, 22: Dice infatti costui che nessuno degli avvenimenti avviene conforme a destino, ma che questo nome è vuoto [mēden tōn ginomenōn ginesthai kath’eimarmēnēn, all’ einai kenon touto tounoma].
Scholia in Aristidem Vaticanus graecus 1298: Anassagora diceva che non v’è assolutamente alcuna provvidenza degli dèi sugli uomini, ma che tutte le cose umane son agite dal caso.
Diels-Kranz 59 A 68
Aristot. De caelo 309a 19: Alcuni di coloro che affermarono che non v’è vuoto [einai kenon] non definirono [diōrisan] nulla per quanto riguarda il leggero e il grave, come Anassagora ed Empedocle.
Aristot. Phys. 213a 22: Quindi coloro che provarono a dimostrare [deiknunai] che non è [scil. il vuoto] non controbattono [exelenkhousin] a quello che gli uomini vogliono significare dicendo vuoto, ma argomentano sbagliando [hamartanontes legousin], come Anassagora e coloro che controbattono [elenkhontes] in questo modo. Dimostrano [epideiknuousi] infatti che l’aria è qualcosa [ti], torcendo gli otri e dimostrando [deiknuntes] che l’aria è resistente [iskhuros], anche richiudendola nella clessidra.
Diels-Kranz 59 A 70
Theophrast. De sens. 59: L’uno raro, sottile, caldo, l’altro fitto, spesso [pakhu], freddo, come Anassagora divide [diairei] l’aria e l’etere.
Diels-Kranz 59 A 71
Aet. II 13, 3: Anassagora dice che il circostante [perikeimenon] etere è igneo conforme all’essenza [kata tēn ousian] e pure per la tensione del vortice [eutonia(i) tēs peridunēseōs], avendo strappato pietre dalla terra e avendole incendiate le ha rese stelle.
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