Pseudo Dionisio Areopagita, Teologia mistica II
Pseudo Dionisio Areopagita, Teologia mistica II
Giu 13II
Noi preghiamo di essere [genesthai] coinvolti in questo [kata touto] superluminoso [ton huperphōton] buio e mediante cecità [di’ ablēpsias] ed ignoranza vedere [idein] e conoscere colui che è al di sopra della contemplazione [gnōnai ton huper thean] e della conoscenza proprio grazie al non [gnōsin autōi tōi mē] vedere né [mēde] conoscere ‒ questo, ecco, [touto gar] è il [to] vedere e conoscere ontologicamente [ontōs] ‒ e celebrare sopraessenzialmente il sopraessenziale mediante l’astrazione da tutti gli enti, come fanno gli scultori di una statua al naturale, togliendo tutti gli ostacoli sovrastrutturali alla pura contemplazione del nascosto [ton huperousion huperousiōs humnēsai dia tēs pantōn tōn ontōn aphaireseōs, hōsper hoi autophues agalma poiountes exairountes panta ta epiprosthounta tēi katharai tou kruphiou theai kōlumata] e con la sola astrazione facendo apparire in sé e di per se stesso il bello segreto [auto eph’eautou tēi aphairesei monēi to apokekrummenon anaphainontes kallos]. Bisogna dunque, come credo, celebrare le astrazioni di contro alle posizioni [tas aphaireseis enantiōs tais thesesin]: le [ekeinas] ponemmo [etithemen], ecco, iniziando dalle primissime [apo tōn protistōn archomenoi] e, mediante quelle di mezzo, scendendo alle ultime [dia mesōn epi ta eschata kationtes]; adesso [entautha], invece [men… de], astraiamo da tutte le cose facendo le ascensioni dalle ultime alle principali, cosicché conosciamo disoccultamente quell’ignoranza che è occultata da tutte le nozioni in tutti gli enti [apo tōn eschatōn epi ta archikōtata tas epanabaseis poioumenoi ta panta aphairoumen, hina aperikaluptōs gnōmen ekeinēn tēn agnōsian tēn hupo pantōn tōn gnōstōn en pasi tois ousi perikekalummenēn] e vediamo quel sopraessenziale buio che è nascosto da tutta la luce negli enti [ton huperousion ekeinon idōmen gnophon ton hupo pantos tou en tois ousi phōtos apokruptomenon].
