Porfirio sull’uno e su Dio (testimonianze e frammenti 2)
Porfirio sull’uno e su Dio (testimonianze e frammenti 2)
Feb 19Articolo precedente: Porfirio sull’uno e su Dio (testimonianze e frammenti 1)
Anonimo monofisita, Teosofia (Libro secondo, Teologie dei sofi presso gli Elleni e gli Egizi) 13 (p. 34) ed. Beatrice: Ed ecco che Porfirio il fenicio, discepolo di Plotino insieme con Amelio, professa questo:
per quanto concerne la causa prima non sappiamo nulla, visto che nulla è atto ad attingerla e nulla di lei è conosciuto, ma la sua inconoscibilità è conoscenza di essa.
Ibn Rushd (Averroè), Tahāfut al-Tahāfut, 259-260 ed Bouyges: E se si dice: «Che cosa dici su questa questione? Hai invalidato la dottrina di Ibn Sinā concernente la causa della pluralità, ma che cosa dici su quest’altro punto? In effetti si dice che le differenti scuole di filosofi rispondano a ciò in uno di questi tre modi: uno è l’enunciato che la pluralità si ottiene solo attraverso la causa materiale; il secondo è l’enunciato che deriva solo dalle cause strumentali; e il terzo è l’enunciato che [si ottiene solo] attraverso i mediatori. E sui discepoli di Aristotele si riferisce che concordavano con l’enunciato che fa della mediazione la causa di essa». [La mia risposta a questo è che] io dico che è impossibile rispondere a questo in questo libro per mezzo di una prova dimostrativa; ma noi non troviamo né in Aristotele né nei ben noti primi peripatetici questo enunciato che vien loro ascritto, tranne che in Porfirio il siriano, l’autore dell’Introduzione alla Scienza della Logica; e quest’uomo non era uno dei più dotati tra loro. E per come la vedo io secondo i loro principi la causa della pluralità è la somma delle tre cose, cioè gli intermedi, le disposizioni e le cause strumentali.