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Plutarco, Sulla superstizione (2)

Plutarco, Sulla superstizione (2)

Lug 22

Brano precedente: Plutarco, Sulla superstizione (1)


2. Perlustriamo dunque l’argomento scelto. L’ateismo, che è una dottrina stolta criticante l’esserci di quanto è beato ed incorruttibile, col non aver fede nel divino sembra fruttificare in una qualche apatia, così il risultato di questo non credere negli dei è l’assenza di paura; la superstizione, di contro, come attesta il nome stesso [deisi-daimonia], è una credenza intrisa di emotività, è cioè una supposizione produttrice d’un timore che svilisce e tribola l’uomo, che crede sì che gli dei siano, ma anche che siano nocivi e malevoli. Sembra, ecco, che l’ateo sia immobile in rapporto al divino, mentre il superstizioso, muovendosi come non è opportuno, ne sia disorientato. L’ignoranza, infatti, nell’uno ha ingenerato il non aver fede in quanto benefica, nell’altro ha suscitato persino l’opinione che faccia il male. Per questo l’ateismo è un ragionamento sbagliato, mentre la superstizione è una passione ingenerata da un ragionamento sbagliato.

Brano seguente: Plutarco, Sulla superstizione (3)


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