Plutarco, Studi omerici
Plutarco, Studi omerici
Lug 03
[Gell. 4,11]
Anche Plutarco, uomo la cui autorità pesa in varie discipline, nel primo dei libri che compose su Omero, scrisse che il filosofo Aristotele aveva ascritto posizioni identiche a queste ai Pitagorici, cioè che non si astenevano dal mangiare animali, sebbene mangiassero comunque poca carne. Ho trascritto verbatim qui sotto le parole stesse di Plutarco, giacché questa realtà è inopinata: «Aristotele dunque professa che i Pitagorici si astenevano da ventresca, cuore, ortiche marine e qualsiasi altro cibo simile a questi, mentre si cibavano delle altre carni».
[Gell. 2,8]
Plutarco, nel secondo dei libri che ha composto su Omero, dice che Epicuro ha usato il sillogismo imperfettamente, imprecisamente e non scientificamente, dopodiché propone verbatim le parole stesse di Epicuro: «La morte non rappresenta alcunché per noi; siccome quel ch’è dissolto non ubbidisce alla sensazione; quel che non ubbidisce alla sensazione, dunque, non rappresenta alcunché per noi» [Rat. sent. 2]. «Infatti ha omesso – illustra – ciò che avrebbe dovuto assumere nella prima parte: “la morte è dissoluzione di psiche e corpo”; quindi utilizza questo medesimo assunto che aveva omesso come se fosse stato posto e concesso così da affermarne un altro. Questo sillogismo comunque – illustra – non può progredire se prima quello non sia stato posto».
[Gel 2,9]
Nell’identico libro lo stesso Plutarco riprende lo stesso Epicuro giacché ha usato un verbo poco appropriatamente e con significato alterato. Così infatti scrisse Epicuro: «Limite della magnitudine dei piaceri: l’eliminazione di tutto il dolente» [Rat. sent. 3]. «Sarebbe stato opportuno dire – illustra – non “di tutto il dolente”, bensì “di tutto l’addolorante”. È infatti necessario che significhi sottrazione del dolore – illustra – non del dolente».
[Gal. Hyppocratis et Platonis Dogmata, 3]
Incontrando questi enunciati io son scosso dalla psiche magnanima di Crisippo: di necessità, ecco, un uomo che ha letto così tanti poeti e ha anche contezza del fatto che occorrenze diverse nelle loro opere testimoniano un’evidente armonia con tutte le due dottrine, come ha indicato anche Plutarco negli Studi omerici, sceglie da queste opere tutti quegli enunciati che testimoniano a favore della dottrina da lui presentata.
[Schol. in Eur. Alcestim 1128]
Alcuni psicagoghi attivi in Tessaglia, chiamati evocatori – sì, proprio in questo modo –, i quali con alcune purificazioni ed evocazioni agevolano il suscitamento e lo scacciamento degli spettri, vennero invitati anche dai Laconi, quando lo spettro di Pausania sconvolse coloro che transitavano approssimandosi al santuario della dea dal tempio bronzeo, come evidenzia la narrazione storica di Plutarco nelle Indagini omeriche.
[Schol. in Il. O 625; Et. Magn. s.v. ἀνεμοτρεφές]
Gli alberi sotto il riparo dell’ombra presentano un rampollo ben generato e liscio, senonché lo rendono debole, molle e inesercitato; dall’altra parte, quelli provati dall’impeto d’un’aria rigida e tempestosa, piagati dalle raffiche dei venti, hanno una saldezza tonica e difficile a spezzarsi, come professa Plutarco negli Studi omerici.
La traduzione dei frammenti è stata condotta sul testo della seguente edizione:
Plutarch’s Moralia XV, Fragments, translated by F.H. Sandbach, Cambridge Mass.1969, 238-243.