Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 5
Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 5
Nov 16
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5. Plurale, quindi è questo dio al di sopra dell’anima; questa, ordunque, è suscettibile di essere nel novero di questi [intelligibili], essendovi accoppiata, a meno che non voglia distanziarsi [14]. Accostatasi quindi a lui e come divenuta una [con lui], cerca chi quindi è colui che ha generato questo. Il semplice ed il predecessore di tale pluralità, |5| la causa responsabile sia dell’essere sia dell’essere plurale di questo [intelletto], il produttore del numero. Infatti il numero non è primo; ed infatti prima della diade v’è l’uno, la diade dunque è seconda e, generata dall’uno, ha quello come determinante, ed essa, invece, è indeterminata di per se stessa; quando dunque sia stata determinata, è già numero; numero, ordunque, come essenza; numero, ordunque, è anche l’anima. |10| Infatti i primi non son masse né magnitudini; posteriori son infatti queste determinazioni grossolane, che la sensibilità crede essenti. Pure nei semi quel ch’è prezioso è non l’[elemento] umido, ma il non determinato per lo sguardo; questo, ordunque, è numero e ragione. Quindi il numero di cui si parla là e la diade son ragioni ed intelletto; d’altronde la diade è indeterminata, essa ch’è assunta come identica al sostrato, |15| mentre il numero ch’è esito di essa e dell’uno è un’idea [forma] in ciascun singolo caso, come fosse stato [l’intelletto] formato dalle idee generatesi in lui: è formato, dunque, per un verso dall’uno, per un altro invece da se stesso, come la vista conforme all’atto; il pensiero infatti è sguardo guardante ed ambedue son uno.
Note
[14] Platone, Parmenide, 144 b 2.
La traduzione dal greco si basa sull’editio minor Henry-Schwyzer: Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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