Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 12
Plotino, Enneade V I [10: Sulle tre ipostasi originarie], 12
Dic 21
Brano precedente: Plotino, Enneade V 1 [10: Sulle tre ipostasi originarie], 11
12. Come mai quindi, pur avendo queste cose talmente grandi, non le percepiamo consapevolmente, anzi tutt’altro: il più delle volte non agiamo con tali energie, e vi son pure coloro che assolutamente non agiscono? Beh, quei gradi sono nella loro attualità sempre, l’intelletto, quel che, eternamente in sé, è prima dell’intelletto, e |5| così l’anima ‒ quel ch’eternamente si muove [39]. Infatti non tutto ciò ch’è nell’anima è subito sentito, ma arriva a noi quando abbia adito alla sensibilità; quando invece un singolo potere attivo non comunichi dati alla capacità senziente, non è ancora passato attraverso l’intera anima. Quindi non conosciamo ancora, giacché siamo colla sensibilità e non siamo una parte |10| dell’anima bensì l’anima tutta assieme. Ed inoltre ciascuna delle capacità psichiche, vivendo sempre, è sempre in atto di per se stessa; v’è dunque il conoscere quando si generino comunicazione di dati e percezione. Si deve allora, se dovrà esservi percezione degli enti in questo modo presenti, rivolgere all’interno anche la capacità percipiente e far sì che là |15| abbia approdo. Come se qualcuno, rimanendo ad aspettare d’ascoltare la voce che desidera udire, distanziatosi dalle altre voci, tenda l’orecchio al più ameno tra i suoni udibili, allorquando quello [il suono più ameno] s’accosti, in questo modo appunto anche qui si deve rigettare gli ascolti sensibili, se non per quanto è necessario, e serbare pura la facoltà di percepire dell’anima |20| e pronta ad ascoltare le voci dall’alto.
Note
[39] Platone, Fedone, 245 c 5.
La traduzione dal greco si basa sull’editio minor Henry-Schwyzer: Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
Brano iniziale: Plotino, Enneade V 1 [10: Sulle tre ipostasi originarie], 1