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Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 2

Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 2

Giu 25

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 1

 
2. Qual è quindi questo luogo? E come si può arrivare ad esso? Ebbene, può arrivarvi colui che sia per natura amante e sia effettivamente filosofo nella disposizione dall’inizio, in preda alle doglie del parto, giacché amante, per il bello, non abitato comunque dalla contentezza per la bellezza incorporata, |5| tutt’altro: fuggente da qui verso l’optimum delle bellezze dell’anima, delle virtù, delle scienze stabili, delle occupazioni e delle norme [1], e ancora rivenga all’optimum della causa delle bellezze nell’anima e se v’è ancora qualcosa prima di questo, sinché arrivi all’optimum estremo [ultimo] ovvero primo, che è bello di per se stesso. Arrivato qui, |10| cesserà dalle doglie del parto, prima invece no.

Ma come gl’avverrà d’ascendere e da dove gliene verrà la potenza e quale ragionamento guiderà questo eros? Eccolo qua: questa bellezza che s’offre sui corpi è occasionale [d’accatto] per i corpi, giacché queste forme di corpi s’offrono su di essi come s’una materia. Già, il sostrato cangia |15| e da bello riesce brutto. Avevano [bellezza] per partecipazione, allora, professa il ragionamento. Che è quindi quel che rende bello il corpo? Da una parte la presenza della bellezza, dall’altra l’anima, che l’ha plasmato e v’ha iniettato una forma cotale. E che dunque? L’anima è bella di per se stessa? Proprio no, giacché allora l’una non sarebbe saggia e bella, l’altra insipiente e |20| brutta. Per opera della saggezza, allora, il bello pertiene all’anima. Quindi chi è colui ch’ha dato saggezza all’anima? Be’, l’intelletto, di necessità, comunque non l’intelletto qualche volta intelletto, qualche altra volta non-intelletto, bensì quello verace. Di per se stesso, allora, è bello.

Ordunque, bisogna stabilirsi qui come nel primo oppure bisogna gire anche al di là dell’intelletto? L’intelletto dunque si profila antistante |25| al primo principio, rispetto a noi, come nel vestibolo del bene [2], annunciando in se stesso tutte le cose, come per così dire un tipo [un’impronta] di quello [dell’uno] meglio implementante la pluralità, simultaneamente al rimanere di quello [dell’uno] nell’unità?

 

Note

[1] Cfr. Platone, Simposio, 210 b 3 ‒ c 6.

[2] Platone, Filebo, 64 c 1.

 
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
Brano seguente: Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 3

 

 


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