Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 13
Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 13
Ago 09
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13. Rimane dunque da dar voce alla questione se là rimangono solo le cose che son nel sensibile oppure, come per l’umano v’è un umano-stesso altro [diverso] dall’umano, così là v’è anche un’anima-stessa altra [diversa] dall’anima e un intelletto-stesso altro [diverso] dall’intelletto. Va argomentato dunque per prima cosa che non bisogna credere idoli [immagini] d’archetipi tutte quante le cose di qui, |5| né che l’anima sia idolo [immagine] dell’anima-stessa; per valore, invece, differiscono l’una dall’altra, e v’è anche qui l’anima-stessa, evidentemente comunque non siccome è qui. Devono dunque essere di ciascuna anima ontologicamente essente una qualche giustizia e temperanza, e nelle anime presenti in noi [dev’esservi] scienza stabile verace, [virtù che sono] non |10| idoli [parvenze] né icone [copie] di quelle, come [accade] nel sensibile, tutt’altro: quelle stesse [virtù intelligibili] che in altro modo sono qui; giacché quelle non s’erano astratte le une nei riguardi delle altre in un qualche luogo; cosicché, ove un’anima riemerga da un corpo, anche quelle son là. Giacché il cosmo sensibile rimane in un sol luogo, mentre quello intelligibile è ovunque. Quindi quanti abiti tale [anima] ha |15| qui, questi son là; cosicché, se si assumono le cose insite nel sensibile come le cose nel novero delle guardabili [visibili], non solo quelle immanenti nel sensibile son là, ma anche di più; se però ci si riferisca alle cose nel cosmo comprendendovi anche l’anima e quelle inerenti all’anima, qui son tutte quante son anche là.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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