Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 10
Plotino, Enneade V 9 [5: Sull’intelletto e le idee e l’essente], 10
Lug 26
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10. Ebbene, quante cose sono nel sensibile come eidē [forme], queste derivano da quindi [là]; quante invece non [sono forme], no. Perciò nessuna di quelle contro natura è là, come per esempio né v’è alcuna di quelle contrarie alla tecnica nelle tecniche né v’è nei semi la claudicazione. Ordunque, quanto alla claudicazione dei piedi, |5| quella innata dipende dal fatto che la forma razionale non ha vinto [la materia], mentre quella emersa accidentalmente capita per una lacuna dell’eidos [della forma].
Ordunque, qualità sinfoniche e quantità, numeri e magnitudini [grandezze] e abiti [di relazione], produzioni e affezioni (quelle conformi a natura), sollecitazioni [movimenti] e stasi, sia in generale sia in particolare, son fra le cose di là. Anziché il tempo, comunque, v’è l’eternità. Pure il luogo |10| là [va pensato] intellettualmente, ovvero: l’inerenza d’una cosa nell’altra.
Giacché quindi là tutti gli enti sono assieme, qualunque di essi assuma, è entità [sostanza], ovvero [sostanza] intellettuale, e ciascuno ha parte nella vita ed è identico e altro [diverso], sollecitazione [movimento] e stasi, sollecitato [mosso] e stante, entità [sostanza] e qualità, e tutti son entità [sostanza], giacché l’essente, ciascun [ente], è in atto, non in potenza; |15| cosicché il quale non è separato da ciascuna entità [sostanza].
Orbene, solo le cose immanenti nel sensibile son là oppure anche altre in più? Peraltro prima bisogna ispezionare quel che concerne gli artefatti; ecco, [non è lassù la forma] di nessun male, giacché il male qui emerge da mancanza e privazione e ellissi [deficienza], ed è affezione della materia infelicemente toppante e di quel che alla materia |20| s’assimila.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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