Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 9
Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 9
Dic 20
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9. Assumiamo allora nel pensiero discorsivo questo cosmo [intelligibile], in merito a cui ciascuna parte rimane ciò che è e non si confonde [con le altre], [cosmo che è] assieme tutte le cose [14] riferite al singolo [: all’uno], così come è possibile, così che, producendosi l’apparizione d’un singolo qualunque, come della sfera presente all’esterno, segua subito anche la |5| fantasia [: rappresentazione] del sole e insieme degli altri astri, e si guardino terra e mare e tutti i viventi, come nell’occorrenza d’una sfera diafana guardare tutte le cose in essa potrebbe funzionare naturalmente.
Sia quindi nella psiche [: nell’anima] una qualche fantasia [: rappresentazione] luminosa d’una sfera, avente tutte le cose in se stessa, siano esse sollecitate [: in moto] o ristanti, o le une |10| sollecitate [: in moto], le altre ristanti. Dunque, pur conservando questa, assumine un’altra, astraendo dalla massa; astrai dunque anche dai luoghi e dal fantasma [: dalla rappresentazione] della materia ch’è in te, e non sperimentare l’assumerne un’altra più piccola di essa per massa, ma, dopo aver chiamato il dio che ha realizzato quella di cui hai il fantasma [: la rappresentazione], pregalo devotamente d’arrivare. Questi |15| dunque arrivi, conferendo il suo cosmo assieme a tutti gli dei in esso, lui ch’è un singolo e tutti, e ciascuno è tutti compresenti nell’andar al singolo [: all’unità], e son alieni [: diversi] per le [loro] potenze, mentre son tutti un singolo per quella singola [potenza] plurale; o meglio, questi è singolo-tutti [: uno-tutti], siccome non s’oblitera derelitto, se pur tutti quelli si generino; assieme dunque sono e |20| ciascuno è da parte sua separato in stasi inestesa, non avendo nessuna forma sensibile ‒ siccome allora questo sarebbe ormai qui mentre quest’altro sarebbe altrove, e ciascuno dunque non sarebbe ogni [altro] in se stesso ‒, né ha parti altre [: diverse] da altri o da se stesso, né ciascuno è come una potenza frammentata e presentantesi tanto grande quante son le parti misurate. Questo [: il cosmo intelligibile] |25| è invece potenza totale [: universale] transitante all’infinito ed anche potente all’infinito; e quello in questa maniera è così magno che anche le sue parti son divenute infinite. È possibile difatti evocare un qualche dove in cui non arrivi? Magno è quindi anche questo cielo e tutte le potenze in esso assieme; d’altronde potrebbe essere maggiore |30| e quanto neanche sarebbe possibile evocare qualora non presentasse con sé una micro-potenza di corpo.
Comunque si potrà professare che son magne le potenze del fuoco e degli altri corpi; d’altronde, proprio per inesperienza delle potenze non-latenti [: veraci] son fantasticate bruciare e corrompere e pigiare e supportare il buon funzionamento della genesi dei viventi. |35| Ma queste corrompono giacché si corrompono anche, e collaborano alla generazione giacché anch’esse son generate; invece la potenza di là ha solo l’essere e solo l’essere bella. Dove difatti potrebbe essere il bello astratto da, privato dell’essere? Dove dunque potrebbe esser l’entità [: la sostanza] estromessa da, privata dell’essere bella? Siccome, nell’abolirsi derelitto del bello s’abolirebbe derelitta |40| anche l’entità [: la sostanza]. Perciò anche l’essere è bramabile, giacché è identico al bello, e il bello è amabile, giacché è l’essere. Perché dunque bisognerebbe cercare quale dei due è causa dell’altro, se la natura è singola? Già, ecco sì: a questa entità [: sostanza] menzognera occorre un idolo [: immagine] d’accatto del bello, così da apparire bella e in generale esserlo, e in tanto |45| lo è in quanto partecipa della bellezza, quella corrispondente all’eidos [: alla forma] e, nell’assumerla, di quanto l’assuma, di tanto migliora in perfezione, siccome è entità [: sostanza] al meglio in quanto bella.
Note
[14] Anassagora, frammento B 1 Diels-Kranz.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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