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Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 7

Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 7

Dic 06

 

 

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7. questo tutto [: universo], dunque, se concediamo che pervengano a esso da altro il suo essere e l’essere questa tale oggettività, forse crediamo che il realizzatore di esso abbia pensato riflessivamente tra sé e sé l’oggetto terra e il fatto che questa deve stare in mezzo, ed inoltre vi sia acqua e questa occorra sulla terra, e le altre cose in |5| ordine sino al cielo, dopodiché i viventi tutti e tali forme per questi, per ciascun singolo, quante adesso sono, e le viscere domiciliate all’interno di tutti i singoli e le parti all’esterno, e dopo, avendo effettuato la disposizione di ciascuno dei singoli tra sé e sé, in questa maniera abbia posto mano a ottenerne il funzionamento? Ma né una tale riflessione è possibile ‒ donde difatti sarebbe arrivata a uno che giammai aveva guardato? ‒ |10| né, se eventualmente l’avesse desunta da altro, sarebbe stato possibile farla funzionare, così come adesso gli artefici realizzano usando mani e arnesi, siccome sia mani sia arnesi vennero posteriormente.

Rimane allora fermo solo che tutte le cose sono in altro, e dunque, non essendovi nessun intermediario a causa dell’adiacenza che v’è nell’essere in relazione ad altro, come ex abrupto son apparse una veduta e |15| un’icona [: immagine] di quello [: del mondo intelligibile], sia ipso facto quindi [: immediatamente da là] sia mediante il servizio della psiche [: dell’anima] ‒ siccome non fa nessuna differenza nel contesto presente ‒ o d’una psiche [: anima] qualunque. Quindi sono arrivate da là complessivamente tutte queste cose, altroché, e son più belle là, altroché; siccome queste, le cose di questa regione, e non quelle si mescolano, altroché; [le cose di quaggiù] altresì son coibentate dagli eidē [: dalle forme] dall’inizio al termine, prima la materia |20| dagli eidē [: dalle forme] degli elementi, dopo sugli eidē [: sulle forme] occorrono altri eidē [: altre forme], poi ancora altre; ondepercui è anche arduo trovare la materia criptata sotto più eidē [: forme]. Comunque, giacché anch’essa è un qualche eidos estremo [: una qualche forma estrema], questo [universo] è tutto eidos [: forma] e tutte le cose son eidē [: forme]; siccome il paradigma era eidos [: forma]; [l’universo] era realizzato dunque silenziosamente, giacché il realizzante era tutto entità [: sostanza] |25| e eidos [: forma]; perciò anche non faticosa fu la demiurgia [: produzione]. E interessava il tutto [: l’universo], sicché era un tutto [il produttore]. Non v’era allora l’impedente, e adesso dunque [la produzione] vince gl’oggetti, anche se, alieni gl’uni agl’altri, generino impedimento gl’uni agl’altri; ma per essa [: la produzione] non v’è [impedimento] neppure adesso, siccome permane come un tutto. Sembra dunque a me anche che, se noi fossimo archetipi ed entità [: sostanza] e eidē [: forme] simultaneamente |30| e l’eidos [: la forma] realizzante fosse qui la nostra entità [sostanza], vincerebbe allora senza fatiche la nostra demiurgia [: produzione]. Comunque anche l’umano produce un eidos [: una forma] di se stesso, se rigenerato qual altro: ciò che è; siccome s’è distanziato dall’essere tutto, nato adesso umano; posato invece l’essere umano, si porta nell’aere, professa, e tutto il |35| cosmo amministra [10], siccome, indigeno dell’intero, realizza l’intero.

Ecco altresì il proposito cui tende questa lezione, che tu abbia modo d’evocare la causa per cui la terra è nel mezzo e perché è a palla e perché l’eclittica è disposta in questa maniera; là comunque non è che si sia voluto deliberare in questa maniera perché bisognava fare in questa maniera, tutt’altro: giacché l’abito di queste cose è come è, per questo anche queste |40| esibiscono bellezza; come se la conclusione precedesse il sillogismo causale, non derivando dalle premesse, siccome [l’ordine del mondo intelligibile] non è esito di concatenazione discorsiva né è esito d’osservazione riflessiva, tutt’altro: precede la concatenazione discorsiva e precede l’osservazione riflessiva, siccome tutte queste cose son posteriori, sia il ragionamento sia la dimostrazione sia la fede. Difatti occorre un principio, ipso facto quindi son tutte queste cose e in questa maniera; |45| ed in questo senso il non cercare cause d’un principio è ben argomentato, ovvero d’un principio tale, quello perfetto, il quale s’identifica col fine, esso, il quale dunque è principio e fine, è insieme il tutto e non-ellittico [: non manchevole].

 

Note

[10] Platone, Fedro, 46 c 1-2.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

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