Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 2
Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 2
Nov 01
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2. D’altronde noi usciamocene dalle tecniche; osserviamo dunque teoreticamente gl’enti le cui funzioni [le arti] son giudicate imitare, le bellezze generate per natura e [come tali] giudicate, tutti i viventi intelligenti e inintelligenti e molto di più quanti di essi prosperano in quanto il plasmatore e demiurgo di essi |5| ha vinto la materia e l’ha resa habitat per l’eidos [: la forma] che voleva.
Che è quindi la bellezza in questi? Ordunque, non è affatto il sangue e il mestruo; d’altronde anche il colore, pur essendo altro da questi [: sangue e mestruo], e lo schema [: la figura] o [il primo non è] null’altro che un che di non-schematico [: d’informe] o [il secondo è] come il coibente per un che di semplice. Donde quindi s’espande la lampa della bellezza della perpetuamente disputata Elena, |10| o quella di quante tra le donne son simili ad Afrodite per bellezza? Giacché anche donde occorre quella della stessa Afrodite, o se in generale v’è un qualche umano bello o dio, di color che son arrivati all’occhio od anche, benché non in quest’ambito, hanno comunque occorrente su di essi una bellezza guardabile? Orbene, questa non è forse dappertutto proprio un eidos [: una forma], arrivante dunque |15| sull’oggetto generato uscendo dal realizzatore, come, nelle pertinenze delle tecniche, si giudicava che dalle tecniche arrivava [una forma] sugli oggetti tecnici?
E che? Son belli proprio le realizzazioni e il logos [: la forma razionale] occorrente sulla materia, mentre il logos [: la forma razionale] non nella materia bensì nel realizzatore non è bellezza, proprio questo ch’è primo e semplice? D’altronde se la massa si presentasse bella [20] in quanto è massa, bisognerebbe che il logos [: la forma razionale] realizzatore, giacché non è massa, non si presentasse bello; se invece, allorquando sia nel piccolo sia nel magno vi sia lo stesso logos [: la stessa forma razionale], similmente sollecita [: muove] ed effettua la disposizione della psiche [: dell’anima] del guardante colla sua potenza, non va dotata della bellezza la magnitudine della massa. Ne è prova dunque anche questo, |25| che, sinché [la bellezza] è all’esterno, non la vediamo ancora, quando invece germina dentro, affetta la disposizione. Ha adito all’interno dunque attraverso gl’occhi, essendo rimasta sol eidos [: forma]; o come attraverserebbe uno spazio così piccolo? È condotta nel solco dunque anche la magnitudine, non magna in una massa, tutt’altro: divenuta magna per via dell’eidos [: della forma]. Inoltre il realizzante occorre sia o brutto od indifferente o bello. Ordunque, se si presentasse brutto, non |30| potrebbe realizzare il contrario, da indifferente, invece, perché dovrebbe realizzar il bello piuttosto che il brutto? D’altronde, ecco, anche la natura, questa artefice di cose così belle, è bella più pristinamente; noi comunque, non solendo guardare nessuna delle cose domiciliate nell’interiorità non avendole viste [: conoscendole], ricerchiamo l’esterno ignorando che quel ch’è domiciliato nell’interiorità sollecita [: muove]; come se per esempio qualcuno, mirando l’idolo [: l’immagine] |35| di se stesso ignaro di donde arrivi, lo cercasse.
Dunque, che quel che cerchiamo sia altro e non il bello nella magnitudine, l’illustrano sia la bellezza nelle dimostrazioni sia quella nelle occupazioni sia in generale quella nelle anime [2]; rispetto a ciò [: alla bellezza nella grandezza], dunque, anche in non-latenza [: verità] la bellezza si moltiplica allorché t’avvedi della bellezza in qualcuno e te ne rallegri, non guardando al |40| viso ‒ siccome questo potrebbe essere brutto ‒, tutt’altro: rigettando ogni forma, ricerchi la sua bellezza di dentro. Se invece ancora non ti sollecita, cosicché enunci che questo tale è bello, neanche mirando te stesso nel di dentro ti persuaderai a compiacerti come di cosa bella. Sicché invano cerchi quella [: la bellezza] esibendo questa condizione; siccome la cercherai con ciò ch’è brutto e non puro; |45| perciò neanche le lezioni per quanto concerne tali argomenti son relazionabili a tutti; se dunque anche tu vedi te stesso bello, rammemoratene.
Note
[2] Cfr. Platone, Simposio, 210 b-c, 211 c.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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