Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 13
Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 13
Gen 17
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13. Quindi il dio [: Crono: l’intelletto] ch’è vincolato al fine di rimanere nella stessa condizione in cui è e ha concesso al figlio [Giove: anima] di comandare su questo tutto [: universo] ‒ siccome era contrario al suo tropo [: alla sua convenienza] rigettare il comando di là per seguirne, avendo sazietà delle bellezze, uno più nuovo rispetto al suo e secondo, posteriore al suo ‒, |5| rigettati questi oggetti, ha stabilito dunque il proprio padre [Urano: l’uno] in se stesso [: nel padre stesso] e arriva sino a lui verso l’eminente; ha stabilito dunque d’altro canto anche le cose che, nell’altro senso, a partire dal figlio iniziano a essere dopo di lui, cosicché si trova intermedio rispetto ad ambedue, sia per l’alterità del taglio teso all’eminente sia per il vincolo coibentante da quel ch’è dopo di lui verso il |10| basso, essendo così intermedio tra il padre superiore e il figlio inferiore.
D’altronde, giacché il padre per lui era maggiore dell’oggettività conforme a bellezza, rimase lui stesso pristinamente bello, anche se era bella anche la psiche [: l’anima]; d’altronde è più bello anche di questa, giacché essa è traccia di lui, ed è per questo [: per il bello intelligibile] ch’è bella per natura, più bella |15| comunque allorché miri quello là. Se quindi la psiche [: l’anima] del tutto ‒ così argomentiamo una lettura più riconoscibile ‒, ovvero Afrodite stessa, è bella, quale sarà quello? Se difatti [l’anima è bella] da se stessa, quanto allora lo sarà quello? Se invece [ha la bellezza] da altro, da chi la psiche [: l’anima] ha sia la bellezza occorrente d’accatto sia quella connaturata alla sua essenza? Giacché anche, nell’occorrenza in cui anche |20| noi stessi siam belli, [lo siamo] per questo: siamo nostri, siam brutti invece in occasione del divenire un’altra natura; e conoscendo noi stessi siam belli, brutti, invece, ignorandoci. È là quindi e da là viene il bello.
Orbene, bastano queste verbalizzazioni all’obiettivo d’agevolare un’illustrativa comprensione del luogo intelligibile [17] oppure si deve riandare alla trattazione di quest’oggetto con altro procedimento?
Note
[17] Platone, Repubblica, VI, 508 c 1 e VII, 517 b 5.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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