Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 12
Plotino, Enneade V 8 [31: Sulla bellezza intelligibile], 12
Gen 10
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12. D’altronde è stato verbalizzato come può realizzare questo come altro [dal bello] e come può farlo come identico [al bello]. Avendo visto, dunque, sia come altro [dal bello], sia rimanendo identico [al bello], che annuncia? Beh, d’aver guardato un dio gravido d’una bella prole e che ha generato dunque tutte le cose in se stesso e ha un parto indolore |5| in se stesso; compiaciuto, ecco, delle soavità che ha generato e rallegrato dalla prole ha coibentato tutti presso di sé, allietato dal suo e dal loro splendore; ordunque, mentre erano belli e ancor più belli quelli rimasti addentro, rimase solo emergendo dagli altri il figlio Giove ad apparire all’esterno. Dal quale [: da Giove: dall’anima], anche se è il postremo figlio, |10| è possibile vedere, evincendolo come da una qualche sua icona [: immagine], quanto grande sia quel padre [: l’intelletto] e [quanto grandi siano] i fratelli rimasti presso di lui. Costui [: Giove] comunque professa di non esser derivato invano dal padre; siccome dev’esservi un cosmo altro da esso [: diverso dal bello in sé] nato bello, come icona [: immagine] del bello; siccome neanche è fasto che non vi sia un’icona [: immagine] bella né del bello né |15| dell’entità [: della sostanza].
[Il cosmo sensibile] imita dunque l’archetipo [: il cosmo intelligibile] in tutto; e difatti ha vita e la proprietà dell’entità [: della sostanza], come imitazione [: immagine], e l’essere bellezza, siccome vien quindi [: da lassù]; ha dunque anche l’eternamente di esso [: della bellezza], come icona [: sua immagine]; o [: altrimenti] qualche volta avrà l’icona [: la sua immagine], qualche volta invece no, giacché quest’icona [: immagine] non è generata dalla tecnica. Ogni icona [: immagine] prodotta invece dalla natura permane quanto può l’archetipo. |20|
Perciò non correttamente alcuni lo [: il cosmo sensibile] fan corruttibile, mentre l’intelligibile permane, e generato in questa maniera, cioè come se il realizzatore in un qualche momento avesse deliberato di realizzarlo. Siccome quale sia il tropo [: modo] di tale poiesi [: realizzazione] questi soggetti non desiderano comprenderlo né si son avveduti che, quanto quello [: il produttore] lampa, mai le altre esistenze possono estinguersi derelitte, tutt’altro: dacché è esistente anche queste sono; |25| era dunque eternamente [: sempre] e sarà. Bisogna usare difatti questi nomi per la necessità di desiderar significare.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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