Plotino, Enneade V 6 [24: Sul fatto che quel ch’è al di là dell’essente non pensa e che cos’è il primariamente pensante e che cosa il secondariamente], 3
Plotino, Enneade V 6 [24: Sul fatto che quel ch’è al di là dell’essente non pensa e che cos’è il primariamente pensante e che cosa il secondariamente], 3
Giu 04
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3. Se invece professeranno che nulla vieta che l’identico sia molti, vi sarà un uno sostrato di questi; i molti infatti non possono [essere] se non v’è un uno da cui e in cui sono, o se in generale non v’è un uno e questo non è noverato come primo degli altri, [uno] che bisogna afferrare solo di per se stesso. |5| Se invece questo [l’uno] sarà assieme agli altri, bisognerà, afferratolo in sé assieme agli altri, benché, simultaneamente, sia altro [diverso] dagli altri, lasciarlo andare assieme agli altri, e ricercare invece questo, il sostrato per gli altri, non più assieme agli altri, ma com’è in sé e per sé. Infatti quello che negli altri è esso [l’uno assieme agli altri] è sì assomigliabile a questo [all’uno in sé e per sé], eppure non può essere |10| questo.
Ma bisogna ch’esso sia solo, se dev’essere guardato anche nelle altre cose; a meno che non si giudichi che il suo essere ha la sussistenza con gli altri; allora esso non sarà semplice, né sarà esistente il composto esito di molti; ecco dunque: quel che non può essere semplice non avrà sussistenza, e dunque il composto esito di molti, |15| non essendovi il semplice, neppure esso sarà. Infatti, giacché ogni semplice non potrebbe essere siccome non sussisterebbe alcun uno semplice in se stesso, e giacché nessuno di essi [degli elementi semplici] potrebbe avere sussistenza di per se stesso né potrebbe abilitarsi a essere assieme ad altro per il fatto che non sarebbe del tutto, come potrebbe il composto |20| esito di molti essere confezionato da tutti, essendo nato da non-essenti, che non è che non siano un determinato qualcosa, tutt’altro: totalmente non-essenti? Se allora qualcosa è plurale, dev’esservi l’uno prima della pluralità. Ebbene, se il molteplice [appartiene] al pensante, bisogna che il pensare non sia nel non-molteplice. Questo dunque era il primo. Negli enti posteriori a esso, allora, saranno il |25| pensare e l’intelletto.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.