Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 9
Plotino, Enneade V 5 [32: Che gli intelligibili non son all’esterno dell’intelletto e intorno al bene], 9
Set 27
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9. tutto quel ch’è generato da altro o è in quello che l’ha prodotto od in altro, se per davvero c’è qualcosa dopo il produttore stesso; giacché, siccome è generato da altro ed è bisognoso di altro per la genesi, abbisogna d’altro in ogni modo; perciò è anche in altro [6]. |5| Quindi gli ultimi son per natura negli ultimi prima di essi, questi altri dunque nei precedenti e così l’uno nell’altro, sino al primo, ch’è principio. Il principio dunque, giacché non ha nulla prima di sé, non ha di che essere in qualunque altro; non avendo costui [: il principio] nulla di che esser in qualunque [altro], mentre gli altri enti sono in quelli prima di essi, esso abbraccia per intero |10| tutti gli altri; abbracciandoli per intero, dunque, non s’è neanche scisso in essi e ha inibendo l’esser posseduto.
Avendo, dunque, ed esso stesso inibendo l’esser posseduto, non v’ha dove in cui non sia, siccome non essendovi non avrebbe [tutte le altre cose]. Se dunque inibisce l’esser posseduto, non v’è; cosicché v’è e non v’è, per l’inibizione dell’esser abbracciato non essendovi, mentre per l’essere libero da tutto |15| essendo incolume dal divieto d’essere in alcun luogo. Siccome se non fosse per parte sua incolume da tal divieto, subirebbe definizione nei riguardi di [: sarebbe delimitato da] altro, e gli oggetti aventi un posto successivo non sarebbero impartecipi di esso, e il dio arriverebbe a questo [limite], e non obbedirebbe più solo a se stesso, tutt’altro: sarebbe servo di quelli dopo di lui. Le cose quindi che son in qualcosa, sono là dove sono; quante invece non son in un dove, non v’è dove in cui non siano. Se difatti [il dio] non è qui, è chiaro che un altro |20| luogo lo ha come abitante, e qui [: in un altro luogo] è in un altro, onde per cui sarà falso il non-dove. Se quindi è vero il non-dove e falso il dove, affinché non sia in altro, allora non può distare da nulla. Se dunque non disterà da nulla non essendo in un dove, sarà dappertutto occupando se stesso, siccome non v’è questo qualcosa di lui in questo posto qui e quest’altro qualcosa in quest’altro posto qui; salvo che neanche tutto intero è in questo posto qui; cosicché |25| è saldamente intero dappertutto, siccome nulla lo ha né d’altronde non lo ha; giacché qualunque cosa è esibita [da lui] qual possesso.
Guarda dunque anche il cosmo, giacché, siccome nessun cosmo lo precede, egli non è in un cosmo né d’altronde è in un luogo; siccome quale luogo potrebbe esservi prima che il cosmo sia? Le parti invece articolandosi dipendono da lui e sono in quello. L’anima invece non è in |30| quello [: mondo], tutt’altro: quello è in essa; siccome neanche il corpo è luogo per l’anima, bensì l’anima è nell’intelletto, il corpo invece nell’anima e l’intelletto in altro [: nell’uno]; e per questo [: l’uno] invece non v’è più altro, in maniera da essere in lui; allora non è in alcuno; in questo senso quindi da nessuna parte.
Dove son quindi gli altri? In lui. Giacché né s’è distanziato dagli altri né esso è in essi |35| né v’è nulla che abbia esso, tutt’altro: esso ha tutti gli enti. Perciò anche in questo senso è bene di tutti [gli enti], giacché tutti sono interessati a e articolandosi dipendono da esso, ciascuno in modo alternativo agli altri. Perciò son anche gl’uni più buoni degl’altri, giacché gl’uni sono anche essenti meglio degl’altri.
Note
[6] Platone, Parmenide, 145 b 6-7.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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