Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 4
Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 4
Feb 14
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4. Regniamo dunque anche noi, allorché ci conformiamo a lui; il conformarsi a lui, dunque, è duplice, o come per mezzo d’iscrizioni scritte in noi come leggi, o perché in qualche modo ne siam riempiti oppure possiamo vederlo e sentirlo presente. Dunque conosciamo anche |5| noi stessi in questo: con tale sguardo apprendiamo mentalmente le altre cose, o apprendendo mentalmente questa talità, conformemente alla potenza conoscente, con questa stessa potenza od anche divenendo quello, cosicché colui che conosce se stesso è duplice: da questa parte conosce la natura della dianoia [: del pensiero discorsivo] psichica, da quest’altra parte v’è colui ch’è al disopra di questo, colui |10| che conosce se stesso conformemente al nous [: all’intelletto], divenendo quello; e per quello [: quest’ultimo] allora pensare se stesso non è più [pensare se stesso] come umano, tutt’altro: determinazione rigenerata totalmente altra e rapente se stessa verso l’eminenza conducendo nel suo solco solo la parte della psiche [: dell’anima] rimasta ottima: ovvero ciò che solo può permanere nell’impeto del volo incontro alla noesi [: all’intellezione], in maniera che chi lo fa possa deporre là |15| le visioni che ha visto.
Ordunque, il dianoetico [: pensiero discorsivo] non s’è avveduto forse che è dianoetico, e che assume comprensione soggettiva delle esteriorità, e che discerne [: giudica] le cose che discerne [: giudica], e che concretizza ciò coi canoni che ha in se stesso, che deve al nous [: all’intelletto], e che v’è qualcosa di più valido di lui stesso, che non cerca bensì ha del tutto? D’altronde forse non ha visto [: sa] che cosa lui sia nonostante sappia |20| quale sia la sua natura e quali le sue funzioni? Se quindi giudichi che è derivato dal nous [: dall’intelletto], ovvero secondo dopo il nous [: l’intelletto] e icona del nous [: immagine dell’intelletto], avendo in se stesso tutte le cose come scritte, come là v’è colui che scrive e colui che ha scritto, forse che quindi ristarà, arrivato sin a questi risultati, colui che in questo modo ha conosciuto se stesso, e noi dunque utilizzando un’altra potenza |25| adocchieremo il nous [: l’intelletto] conoscente dal canto suo se stesso oppure, dopo aver assunto parte di quello [: dell’intelletto], perché anch’egli è nostro e noi gli apparteniamo, in questo modo conosceremo il nous [: l’intelletto] e noi stessi? Beh, è necessario che sia in questo modo, se per davvero conosceremo che cosa sia mai ciò che nel nous [: nell’intelletto] è «pensare se stesso».
Egli dunque è divenuto nous [: intelletto] quando, rigettati gli altri oggetti suoi propri, |30| con questo mira anche questo, con se stesso dunque se stesso. Come nous [: intelletto] dunque guarda se stesso.
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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