Temi e protagonisti della filosofia

Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 16

Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 16

Mag 09

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 15

 

16. Ebbene, che debba esservi questo qualcosa dopo il pristino, s’è verbalizzato altrove, e, in generale, che è potenza e incalcolabile potenza; e questo perché bisogna confidare, evincendolo da tutti gli altri singoli, che nessuno ve n’è, neanche fra gli estremi [: ultimi], che non abbia potenza al |5| generare. Comunque adesso non vanno enunciati quegli argomenti, che, giacché nei generati v’è un andare non in direzione dell’eminenza bensì, all’opposto, in direzione del basso e un gire a moltiplicare la pluralità, il principio dei singoli è più semplice di essi.

Allora il realizzante il cosmo sensibile non sarebbe esso stesso cosmo sensibile, bensì nous [: intelletto] e cosmo |10| intelligibile; e quel che allora è prima di questo, quel che lo genera, non è né nous [: intelletto] né cosmo intelligibile, bensì più semplice del nous [: dell’intelletto] e più semplice del cosmo intelligibile. Difatti il plurale non emerge dal plurale, tutt’altro: questo plurale emerge dal non-plurale; siccome, se anch’esso fosse plurale, principio non sarebbe questo, bensì dell’altro prima di questo. Quindi si deve volgersi all’ontologicamente singolo [: uno], |15| estraneo a ogni pluralità e a una semplicità qualunque, se per davvero ontologicamente semplice.

Ma come il generato emergente da esso è logos [: pensiero] plurale e totale [: universale], mentre è chiaro che quest’altro [: l’uno] è non-logos [: non-pensiero]? Se dunque non è questo [: pensiero], come quindi dal non-logos [: non-pensiero] emerge il logos [: pensiero]? E come l’agatoide [: ciò che ha la forma del bene] emerge dal bene? Che cosa, ecco, avendo in quanto appartenente a se stesso è giudicato agatoide [: avere la forma del bene]? |20|

Forse avendo questo: le stesse conformazioni e l’esser ognora nella stessa condizione in cui è? E che cosa son queste proprietà in relazione al bene? Difatti ricerchiamo questo esser ognora nella stessa condizione in cui si è giacché è fra le cose buone. Oppure, [ricerchiamo] per prima cosa quello al cui esterno non si dovrà stare perché bene; sennò varrebbe di più distanziarsi da esso; forse quindi [è desiderabile] il vivere ognora nella stessa condizione in cui si è rimanendo in questa occupazione deliberatamente? Se quindi è un bene amabile per costui [: colui che vuol rimanere nella stessa condizione] |25| il vivere, è manifesto che non ricerca nulla; sembra evidenziarsi allora che questo esser ognora nella stessa condizione in cui si è [si produca] per questa ragione, perché bastano i beni presenti. Ma se tutti son già presenti, per costui è amabile il vivere, altresì siccome, dunque, son presenti in questo modo, tale che non sono altri [: diversi] da lui stesso. Se dunque a costui [appartengono] la vita tutta e una vita illuminata e perfetta, in costui vi son tutta la psiche [: l’anima] e tutto il nous [: l’intelletto], |30| e nulla per lui si distanzia né dalla vita né dal nous [: dall’intelletto]. È autarchico quindi di per se stesso e nulla cerca; se dunque nulla cerca, ha in se stesso ciò che cercherebbe, se non fosse presente. Ha quindi in se stesso il bene, che o è questa tal cosa, che dunque abbiam evocato qual vita e nous [: intelletto], o qualche altra condizione sopravveniente a questi. D’altronde se questo è il bene, nulla allora |35| sarebbe al di là di questi [: vita e intelletto]. Se invece quello [: il bene] è, è manifesto che per questo [: l’intelletto] la vita si relaziona a quello, rimanendo esistente in quello e avendo la sussistenza da quello e vivendo in relazione a quello; siccome quello è il suo principio. Quello allora dev’essere più valido della vita e del nous [: dell’intelletto]; in questo modo difatti [l’intelletto] volgerà a quello sia la vita ch’è in lui |40|, una qualche imitazione [: immagine] di quel ch’è in quello, siccome questo vive, sia il nous [: l’intelletto] ch’è in questo, una qualche imitazione [: immagine] di quel ch’è in quello, qualunque cosa dunque sia mai questo.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade V 3 [49: Sulle ipostasi conoscitrici e su quel ch’è al di là], 17

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply