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Plotino, Enneade IV 8 [6: Sulla discesa dell’anima nei corpi], 2

Plotino, Enneade IV 8 [6: Sulla discesa dell’anima nei corpi], 2

Dic 28

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade IV 8 [6: Sulla discesa dell’anima nei corpi], 1

 
2. Sicché a noi che cerchiamo d’imparare da lui [Platone] per quanto concerne la nostra anima avviene di necessità d’adattarci anche a ricercare per quanto concerne l’anima in generale, come mai essa sia naturalmente in comunione con il corpo, e, per quanto riguarda la natura del cosmo, come si debba qualificare esso cosmo, |5| in cui l’anima vive, volontariamente oppure necessitata oppure in qualche altro modo, e, per quanto riguarda l’artefice, dunque, se abbia operato rettamente oppure come le nostre anime che, curando corpi inferiori, devono immergersi appieno dentro di essi per arrivare a dominarli, sennò ciascuna parte sarebbe scissa e |10| si ritrasferirebbe al luogo proprio (nell’universo, ordunque, tutte le cose si trovano per natura in un luogo proprio); [questi corpi] han, dunque, bisogno d’una pluralità di fastidiosi provvedimenti, giacché più elementi alieni cadono impetuosamente verso di essi; hanno, dunque, continuamente, perennemente, bisogno ed abbisognano d’ogni soccorso, come se fossero in pieno disagio. Quest’altro [l’universo], invece, |15| essendo e perfetto ed eccellente ed autarchico e non avendo nulla di contrario alla propria natura, abbisogna d’un qualche breve comando, e l’anima, come per natura vuol esser, in questa maniera s’esibisce sempre, senza avere né desideri né passioni: nulla, infatti, esce né ha adito [24].

Perciò professa anche che anche la nostra, se viene accompagnata da quella |20| perfetta, perfezionata anch’essa si trasporta nell’aere e domina tutto il cosmo [25]; quando si distanzia, per il non essere dentro ai corpi e non essere d’alcuno, allora anch’essa, come avviene per quella dell’universo, domina facilmente l’universo, siccome non è male per l’anima abilitare in qualche modo il corpo all’esser |25| capace di star bene ed all’essere, giacché non ogni provvedimento favorevole all’inferiore toglie la permanenza del provvidente nell’optimum.

Duplice, infatti, è l’occuparsi di ciascuna cosa: uno è quello dell’universale ordinante con un comando non affannoso appropriato all’ottimo statuto regale; il particolare, invece, agirà ormai con un’operazione di propria iniziativa, con un contatto adattantesi al prodotto; |30| questo modo d’occuparsi di qualcosa riempie il produttore della natura del prodotto. Se s’argomenta, ordunque, che l’anima divina domina sempre tutto il cielo nel suo insieme in questo modo, sovrastandolo col meglio che ha, mentre immette all’interno la sua potenza estrema, non si può più giudicare il dio responsabile di aver posto l’anima |35| dell’universo in una posizione inferiore, anima che non è stata privata di quel ch’è per natura, giacché ha questo dall’eternità e l’avrà per sempre, ciò che non può essere contro la sua natura, ciò che, per l’appunto, sottostà sempre a essa, continuamente, senza aver mai avuto inizio.

Argomentando, ordunque, che le anime degli astri hanno lo stesso modo di relazionarsi al corpo che vige per |40| l’universo ‒ pone, infatti, anche i corpi di questi nelle circonferenze dell’anima [26] ‒, può salvare anche la felicità appropriata ad esse. Due, infatti sono le ragioni per le quali è detestabile la comunione dell’anima con il corpo: sia perché diviene un impedimento [27] per i pensieri, sia perché la riempie di piaceri e |45| desideri [28] e dolori; nessuna di queste due condizioni può generarsi per un’anima la quale non s’immerge all’interno del corpo né è d’alcun corpo né è essa a divenire di quello, ma quello di essa, che è tale da non abbisognare d’alcunché né mancare d’alcunché; sicché l’anima neppure si riempie di desideri o di |50| paure: infatti mai nulla di terribile s’attende per quanto riguarda un tale corpo, né alcun negozio che faccia annuire verso il basso la conduce via dalla contemplazione migliore e beata [29], tutt’altro: è sempre in relazione a quelli [gli enti intelligibili] ordinando questo universo con una potenza non affannata.

 

Note

[24] Cfr. Platone, Timeo, 33 c 6-7.

[25] Platone, Fedro, 246 b 7 – c 3.

[26] Platone, Timeo, 38 c 7-8.

[27] Platone, Fedone, 65 a 9-11.

[28] Platone, Fedone, 66 c 2-3.

[29] Platone, Fedro, 247 a 4.

 
La traduzione è condotta sul testo greco della seguente edizione:
D’Ancona C. et al., Plotino. La discesa dell’anima nei corpi (Enn. IV 8 [6]); Plotiniana arabica (Pseudo-Teologia di Aristotele, capitoli 4 e 7; Detti del sapiente greco), Padova 2003.

 
Brano seguente: Plotino, Enneade IV 8 [6: Sulla discesa dell’anima nei corpi], 3

 

 


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