Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 8
Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 8
Mar 01
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8. Qual è quindi il modo? Quale il meccanismo [27]? Come si contemplerà una bellezza ingestibile [28] rimanente come nell’interno del santuario e non procedente verso l’uscita affinché la veda anche qualunque profano?
Vada dunque e prosegua verso l’interno colui che può, lasciando all’esterno la vista |5| degli occhi [29] e non rivolgendosi più ai precedenti splendori di corpi. Colui che vede, infatti, le bellezze nei corpi deve non già accorrere, tutt’altro: riconoscendo che sono immagini e tracce ed ombre dobbiamo fuggire verso quello di cui queste son immagini. Se, infatti. qualcuno corresse su questi oggetti volendo afferrarli come fossero verace realtà, sarebbe tal quale |10| colui [Narciso] che, volendo afferrare una bella immagine veicolata dalla superficie dell’acqua ‒ come da qualche parte un mito, mi pare, dice enigmaticamente ‒, sommerso nella corrente scomparve: allo stesso modo, dunque, colui che ha attaccamento per i bei corpi e non li ha rigettati, non col corpo bensì coll’anima s’immergerà in profondità buie e non gradite all’intelletto, dove |15| permarrà cieco in Ade e sarà compagno, lì così come qui, d’ombre. Fuggiamo dunque ver la cara patria [30] ‒ qualcuno potrebbe più veritieramente raccomandare.
Qual fuga, quindi, e come? Salperemo come Ulisse sfuggito alla maga Circe od a Calipso ‒ professa enigmaticamente [31], mi pare ‒ non garbandogli rimanere pur avendo |20| soavi piaceri mediante gli occhi ed essendo compagno d’una bellezza sensibile completa. Patria nostra, dunque, è il luogo da cui arrivammo; anche il padre è lì.
Che son quindi questo viaggio e questa fuga? Non si deve compierlo a piedi: dappertutto, infatti, trasferiscono i piedi da una terra all’altra; né tu devi allestire una vettura a cavalli od una qualche imbarcazione, tutt’altro: |25| devi rigettare tutte queste cose e non guardare, tutt’altro: come chiudendo gli occhi, cambiare la vista con un’altra così da risvegliare quella che ognuno ha, seppur l’usino pochi.
Note
[27] Cfr. Platone, Filebo, 16 a 7.
[28] Cfr. Platone, Repubblica, VI, 509 a 6.
[29] Cfr. Platone, Fedro, 247 a 6-7.
[30] Omero, Iliade, II 140.
[31] Cfr. Omero, Odissea, IX 19 ss.; X 483-484.
La traduzione dal greco è stata condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.
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