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Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 6

Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 6

Feb 22

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 5

 
6. Ecco che dunque, come argomenta l’antico discorso [16], la temperanza ed il coraggio ed ogni virtù sono purificazione; anche la saggezza stessa. Perciò anche le iniziazioni rettamente alludono per enigmi al fatto che il non purificato anche nell’Ade giacerà nel fango, [5] giacché quello che non è puro ha caro il fango [17] a causa del vizio, come anche i suini, ordunque, non puri nel corpo, ne godono [18]. Ed infatti che mai sarebbe la temperanza verace se non questo: non apparentarsi ai piaceri del corpo, fuggirli dunque come non puri e propri di qualcosa di non puro? Ordunque, coraggio è impavidità verso la morte. La morte, dunque, è l’essere separata |10| dell’anima dal corpo [19]. Non paventa dunque questo chi ama rimanersene solo. Magnanimità, ordunque, è disprezzo per le cose di questa terra. La saggezza, dunque, è pensiero che, nel volgere le spalle alle bassure, conduce l’anima verso l’alto. L’anima diviene, una volta purificata, idea e ragione e totalmente incorporea ed intellettuale ed interamente propria del |15| divino, da cui scaturiscono la fonte del bello e tutte le cose congeneri di tal sorta.

L’anima, quindi, innalzata all’intelletto, è bella al meglio. L’intelletto, dunque, e le cose derivate dall’intelletto son per essa la bellezza propria e non aliena, giacché allora è ontologicamente rimasta solo anima. Perciò rettamente s’argomenta anche questo: per l’anima divenire buona e bella |20| è assimilarsi a dio [20], giacché da lì derivano il bello e l’altra parte degli essenti. O meglio, gli essenti sono la bellezza, la natura alternativa, invece, è il brutto, dunque lo stesso primo male, sicché anche in quello [in dio] buono e bello, ovvero il bene e la bellezza, son lo stesso. Insieme bisogna quindi ricercare sul bello e |25| sul bene, così come sul brutto e sul male. Ed il primum va identificato nella bellezza, che è anche il bene, da cui procede tosto l’intelletto, il bello; l’anima, dunque, è bella grazie all’intelletto; le altre cose, dunque, son belle ad opera dell’anima formante, sia quelle nel novero delle azioni sia quelle nel novero delle occupazioni. Ordunque anche i corpi, quanti son giudicati in questo modo [belli], |30| l’anima li rende tali; giacché, ecco, è cosa divina e come parte del bello, rende belli gli oggetti che tocca e sui quali comanda, per quanto è possibile ad essi partecipare [del bello].

 

Note

[16] Cfr. Platone, Fedone, 69 b 8 – c 3.

[17] Cfr. Platone, Fedone, 66 c 1-6.

[18] Cfr. Eraclito, frammento B 13 Diels-Kranz.

[19] Cfr. Platone, Fedone, 69 c 5-7.

[20] Cfr. Platone, Teeteto, 176 b 1; Repubblica, X, 613 b 1.

 
La traduzione dal greco è stata condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
Brano seguente: Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 7

 

 


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