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Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 9

Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 9

Apr 09

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 8

 
9. Ma quando sia inconsapevole, sommerso o da malattie o da tecniche di maghi? Se [gli stoici] conserveranno la convinzione che egli sia virtuoso pur esibendo questa condizione e come dormendo, nel sonno, che cosa vieta ch’egli sia felice? Ovviamente, né nei periodi di sonno |5| gli tolgono la felicità [24], né tengono conto di questo tempo per argomentare che non è felice tutta la vita; se invece professeranno che [nel sonno] non è virtuoso, ebbene rendono l’argomento non più pertinente al virtuoso. Noi, invece, ipotizzando che sia virtuoso, ricerchiamo se sia felice sinché è virtuoso.

|10| Sia pure virtuoso ‒ dicono [gli aristotelici] ‒; d’altronde, se non sente né agisce conformemente a virtù, come può essere felice? Se pure non sentisse che è sano, sarebbe sano nondimeno, altroché; anche se non sentisse che è bello, nondimeno sarebbe bello; se, dunque, non sentisse che è saggio, allora sarebbe meno saggio? No, a meno che qualcuno non argomenti che |15| nella saggezza, ecco, devono esser presenti il sentimento di sé e la coscienza, giacché la felicità si presenta, ecco, nella saggezza in atto. Ebbene, se la prudenza e la saggezza fossero occorrenze avventizie, allora questo argomento argomenterebbe forse qualcosa di razionale; se invece la sostanza della saggezza sta in una qualche essenza, o meglio nell’essenza [essere-intelletto], |20| questa essenza, ordunque, non s’abolisce nel dormiente ed in generale nel cosiddetto non consapevole di se stesso, e se l’attività stessa dell’essenza è in lui ‒ e tale attività è insonne ‒, allora sì che il virtuoso in quanto tale agirebbe anche allora; sarebbe latente, ordunque, questa attività non per tutto il sé, ma per una qualche |25| sua parte, come quando, anche se l’attività vegetativa agisce, non arriva all’altra parte dell’uomo la percezione di tale attività attraverso la sensibilità; e, se noi fossimo la nostra [attività] vegetativa, per davvero allora saremmo noi ad agire; ora, invece, siamo non questo, bensì l’attività dell’intelletto pensante; cosicché, se agisce |30| quello, agiamo noi.

 

Note

[24] Cfr. Epitteto, Diatribe, III 2, 5.

 
La traduzione dal greco è condotta sul testo dell’editio minor Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade I 4 [46: Sulla felicità], 10

 

 


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