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Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 5

Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 5

Ago 07

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 4

 

5. Bisogna altresì argomentare quanto avanzamento ottiene la purificazione: in questo modo infatti apparirà anche chiaramente rispetto a quale dio vi son l’assimilazione e l’identità. Questo dunque è soprattutto cercare l’ira, come [purificarsene], e il desiderio e tutte le altre affezioni (dolore e le congeneri), e quanto obiettivamente sia possibile questo separare |5| [l’anima] dal corpo.

Ordunque, dal corpo forse si separa anche per dir così localmente raccogliendosi in se stessa, in ogni caso, comunque, abilitandosi all’impassibilità e trasformando i piaceri necessari in sensazioni soltanto e cure e alienazioni dalle pene, al fine di non esserne irritata, |10| eliminando, dunque, le sofferenze e, se non è possibile, sopportando mitemente e facendole diminuire col non esser coinvolta nelle passioni, eliminando, dunque, per quanto possibile, l’ira, anche, se possibile, totalmente ‒ se no, non è comunque essa ad esser coinvolta nella collera, ma l’impulso irriflesso è di qualcos’altro, quest’impulso irriflesso, comunque, è piccolo e debole; |15| [eliminerà] dunque totalmente la paura: non si spaventerà infatti per nulla ‒ eppure l’impulso irriflesso v’è anche qui ‒ eccetto, ecco, in caso d’ammonimento. Il desiderio dunque [sarà eliminato]? Beh, chiaro che non [avrà desiderio] di alcuna cosa vile, dunque di cibi e bevande coll’obiettivo del sollievo non l’avrà lei, neppure dunque dei piaceri venerei, o comunque [avrà desiderio] di quelli naturali, credo, e [un desiderio] non avente neppure l’impulso irriflesso, |20| o comunque [il desiderio avrà] quella quantità [d’impulso] procedente con una fantasia anch’essa impulsiva. Insomma, questa sarà pura da tutte queste [passioni] e, quanto alla parte irrazionale, vorrà rendere pura anch’essa, cosicché non sia piagata, o comunque non gagliardamente, ma le sue piaghe siano piccole e subito dissolte per la vicinanza [della ragione], |25| come se qualcuno, stando vicino a un saggio, guadagnasse dalla vicinanza del saggio o divenendo simile o avendo ritegno, sicché non oserà far nessuna delle azioni che all’uomo buono non garbano. Non vi sarà quindi lotta: basta infatti la presenza della ragione, che la parte inferiore rispetterà, a far sì che la parte inferiore stessa si sdegni, qualora si sia in qualche modo solamente eccitata, |30| perché non ha conservato la serenità alla presenza del dominus, e si rimproveri la propria debolezza.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione commentata: Plotino, Sulle virtù: I 2 [19]. Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Giovanni Catapano. Prefazione di John M. Rist, Pisa 2006.

 

 

Brano seguente: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 6

 

 


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