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Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 4

Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 4

Ago 03

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 3

 

4. Dunque, bisogna cercare se la purificazione sia identica alla virtù di tal sorta, oppure la purificazione preceda e la virtù segua, e se nel purificarsi la virtù sia più imperfetta di quella nell’essersi purificati. |5|

Ebbene, nell’essersi purificati v’è già una qualche perfezione. Peraltro questo essersi purificati è toglimento di ogni cosa aliena (1), mentre il bene (2) è altro da questo. Se prima dell’impurità v’era il bene, la purificazione basta; d’altronde, pur se la purificazione basterà, il bene sarà il rimanente, non la purificazione. E che cosa sia il |10| rimanente, bisogna cercarlo: forse infatti non era neppure il bene questa natura, la rimanente (3): non sarebbe, infatti, divenuta nel male. Quindi bisogna forse argomentare che ha l’aspetto del bene (4)? Argomentiamo invece che non riesce a rimanere in quel ch’è realmente bene: per natura, infatti, ha come oggetto ambedue (5). Quindi il suo bene è essere congiunta al congenere (6), mentre il male è esserlo |15| alle cose contrarie.

Deve quindi congiungersi una volta che si sia purificata. Si congiungerà, ordunque, una volta che si sia convertita. Allora si converte dopo la purificazione? No, dopo la purificazione è già convertita. È questo, quindi, la sua virtù? È invece quel che le avviene come esito della conversione. Che cos’è quindi questo? Visione, ovvero impronta di quel ch’è stato veduto posta nell’anima ed attiva nell’anima, |20| come la vista il guardato. Allora non li (7) aveva né li rammemorava? Invece li aveva, non attivi, ma giacenti non illuminati; affinché, dunque, sia illuminata e li conosca come essenti in lei, deve accostarsi all’illuminante. Aveva dunque non essi, bensì impronte; deve quindi armonizzare l’impronta agli oggetti veri, dei quali queste son appunto impronte. |25| Forse comunque anche in questo modo s’argomenta che li ha, giacché l’Intelletto non le è alieno; e soprattutto non le è alieno quando guarda verso di lui, se no è alieno anche se presente. Giacché anche nelle scienze, se non agiamo assolutamente conformemente ad esse, ci son aliene.

 

Note

(1) Non attaccamento alla natura materiale di cui il corpo partecipa.

(2) Qui non il Bene assoluto (l’Uno), ma il bene dell’anima, cioè la visione interiore degli intelligibili.

(3) La natura rimanente è l’anima.

(4) Platone, Repubblica VI, 509 a 3.

(5) Il bene e il male.

(6) L’Intelletto coi suoi enti intelligibili e, oltre l’Intelletto, l’Uno.

(7) Gli intelligibili.

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione commentata: Plotino, Sulle virtù: I 2 [19]. Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Giovanni Catapano. Prefazione di John M. Rist, Pisa 2006.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade I 2 (19: Sulle virtù), 5

 

 


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