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Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 5

Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 5

Set 07

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 4

 

5. Ma bisogna argomentare che il vivente è o il corpo con tali proprietà o il composto o qualcos’altro di terzo generato da ambedue. Comunque sia, o si deve serbare l’anima impassibile nel momento stesso in cui essa diviene causa per altro dell’esser in tal modo, oppure deve patire con esso |5| anch’essa; e patire o la stessa affezione o qualcosa di simile, come nel caso in cui per un verso il vivente desidera, per l’altro la facoltà desiderativa agisce o patisce.

Ebbene, il corpo con tali proprietà va ispezionato dopo; invece il composto d’ambedue come può, ad esempio, dolersi? Forse perché, una volta che |10| è affetto da questa disposizione qui e che l’affezione è trascorsa sino alla percezione, la percezione termina nell’anima? D’altronde non è ancora chiaro neppure come avvenga la percezione. In alternativa, quando il dolore principia dall’opinione e dal giudizio che qualcosa di male si presenti o a noi stessi od a qualcuno dei familiari, e quindi da lì si genera il cambiamento doloroso che offende il corpo |15| ed in generale tutto il vivente? D’altronde non è ancora chiaro neanche di che cosa sia l’opinione, se dell’anima o del composto d’ambedue; inoltre l’opinione pertinente al malanno di qualcuno non ha l’affezione del dolore: ed infatti è anche possibile che, pur essendovi l’opinione, non si generi affatto il dolersi, e neppure che ci s’arrabbi |20| pur essendosi generata l’opinione d’esser disprezzati, e neppure che, nonostante l’opinione che qualcosa sia bene, l’appetito s’ecciti.

Come quindi queste son comuni? Beh, perché il desiderio è della facoltà desiderativa e l’ira è di quella irascibile, ed in generale la tensione verso qualcosa è di quella appetitiva. D’altronde in questo modo non saranno ancora comuni (del composto), bensì della sola anima. Forse son anche del |25| corpo giacché sangue e bile devono ribollire ed il corpo, affetto da qualche disposizione, eccitare l’appetito, come quello d’ottenere i piaceri sessuali. Sarà pur vero che l’appetizione del bene è affezione non comune (del composto) ma dell’anima, come per vero anche altre (e non v’è alcuna ragione di darle tutte al composto comune); quando l’uomo appetisce piaceri sessuali, sarà sì |30| l’uomo colui che desidera, eppure in un altro senso sarà anche la facoltà desiderativa a desiderare. E come? Forse l’uomo principierà il desiderio, mentre la facoltà desiderativa ne seguirà il solco? Ma come potrà in generale desiderare l’uomo se la desiderativa non si sarà eccitata? Principierà la desiderativa, altroché. Peraltro, se il |35| corpo non sarà prima affetto da una disposizione di questa sorta qui, da dove principierà?

 

La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione commentata: Plotino, Che cos’è l’essere vivente e che cos’è l’uomo?: I 1 [53]. Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Carlo Marzolo. Prefazione di Cristina D’Ancona, Pisa 2006.

 

Brano seguente: Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 6 (in preparazione)

 

 


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