Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 1
Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 1
Ago 21
1. Piaceri e dolori, paure e ardimenti, desideri e avversioni, e il soffrire: di che cosa potrebbero essere? O, ecco, son dell’anima, o dell’anima utilizzante il corpo, o d’un terzo quid esito d’ambedue. Anche questo, ordunque, si bipartisce: è o un miscuglio o un’altra |5| alternativa esito del miscuglio.
Similmente, dunque, s’argomenta anche per quel che riguarda sia azioni sia opinioni, generate da queste affezioni. Quindi anche su ragione discorsiva ed opinione bisogna ricercare se son di quei qualcosa cui appartengono le affezioni oppure se per i ragionamenti le cose stiano in un modo mentre per le opinioni stiano altrimenti. Ordunque, bisogna considerare anche le intellezioni, come avvengano e di che cosa siano, e dunque questo stesso |10| speculatore che costruisce ricerca e giudizio per quanto concerne queste cose, che cosa mai possa essere. Ed in primis: il sentire di che cos’è? Da qui, ecco, conviene iniziare, se per davvero le affezioni o son qualificabili come sensazioni o non esistono senza sensazione.
La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione commentata: Plotino, Che cos’è l’essere vivente e che cos’è l’uomo?: I 1 [53]. Introduzione, testo greco, traduzione e commento di Carlo Marzolo. Prefazione di Cristina D’Ancona, Pisa 2006.
Brano seguente: Plotino, Enneade I 1 (53: Che cos’è il vivente e che cos’è l’uomo?), 2