Platone, Teeteto (6)
Platone, Teeteto (6)
Lug 08
Bramo precedente: Platone, Teeteto (5)
TEETETO [148e] Ma sappi bene, o Socrate, che ho già molte volte tentato d’ispezionare questo, sentendo i quesiti da te proferiti. Ma, ecco, io non posso né persuadere me stesso di star argomentare qualcosa soddisfacentemente né sentire un altro argomentare così come tu inciti a fare, e comunque neppure alienarmi dal meditarli.
SOCRATE Hai le doglie infatti, o caro Teeteto, perché non sei vuoto ma gravido.
TEETETO Non so, o Socrate; comunque dico ciò che provo.
SOCRATE [149a] E non hai sentito, o spassosissimo, che io sono figlio di una levatrice molto nobile e prode, Fenarete?
TEETETO Ecco, questo l’ho già sentito.
SOCRATE Forse hai sentito anche che m’occupo della stessa tecnica?
TEETETO No, assolutamente.
SOCRATE Invece sappi bene che è così; comunque non andarmelo a dire agli altri. Ho tenuto occultato infatti, o compare, di avere questa tecnica; loro dunque, giacché non lo sanno, dicono di me non questo, bensì che sono stranissimo e faccio cadere in aporia le persone. Hai sentito anche questo, o no?
TEETETO [149b] Io sì.
SOCRATE Devo quindi dirti la causa?
TEETETO Beh, assolutamente.
SOCRATE Vedi d’intendere dunque tutto quello che è di pertinenza delle levatrici, e facilmente capirai ciò che voglio dire. Sai infatti che nessuna che, tra esse, possa ancora rimanere incinta e partorire fa da levatrice ad altre, ma lo fanno le già impossibilitate a partorire.
TEETETO Beh, assolutamente.
SOCRATE Professano, ecco dunque, che causa di questo sia Artemide, giacché, pur essendo vergine, ebbe in sorte di presiedere al parto. Alle sterili, orbene, [149c] non diede il compito di fare da levatrici, giacché la natura umana è troppo debole per acquisire una tecnica degli ambiti di cui non abbia avuto esperienza; l’assegnò invece alle infeconde per anzianità, onorando la somiglianza con lei stessa.
TEETETO È verosimile.
SOCRATE E non è quindi verosimile ed anche necessario il fatto che le levatrici riconoscano meglio delle altre le incinte e le non incinte?
TEETETO Assolutamente sì.
SOCRATE Ebbene, non sono le levatrici che, ecco, sia dando farmaci sia [149d] cantando, possono sia destare i dolori sia renderli, se vogliono, ammolliti, e far partorire, dunque, quelle per cui il parto è difficile, e fanno abortire se sembra il caso, essendo immaturo il feto?
TEETETO È così.
SOCRATE E, ancora, non hai avuto forse sentore anche di questo, cioè che son bravissime promotrici di matrimoni siccome sono assai sapienti nel conoscere quale donna bisogna si congiunga con quale uomo così da partorire i bambini migliori?
TEETETO Non sapevo assolutamente questo.
SOCRATE Ma allora sappi che questo sta loro maggiormente a cuore del taglio dell’ombelico. [149e] Ecco, rifletti: credi siano propri della medesima tecnica o di tecniche alternative la cura e la raccolta dei frutti della terra, da un lato, e, dall’altro, il conoscere in quale terreno vadano messi una pianta ed un seme?
TEETETO Non di alternative, ma della medesima.
SOCRATE Quanto alla donna, dunque, o amico, credi che altra sia l’arte di questa sorta, altra quella della raccolta?
TEETETO Non mi sembra verosimile, ecco.
SOCRATE [150a] Non è così infatti. Ma a causa del congiungimento non giusto e non tecnico di uomo e donna, il cui nome è ruffianeria, rifuggono anche dalla promozione di matrimoni giacché le levatrici sono oneste, paventando d’incappare per questo in quell’accusa; mentre alle levatrici veramente levatrici, ecco, s’addice anche promuovere matrimoni correttamente.
TEETETO Pare.
SOCRATE Quindi quest’azione delle levatrici è tanto grande, minore però della mia. Non è infatti proprio delle donne partorire talora immagini, [150b] talaltra invece esseri veri, e questo senza che sia facile riconoscerli. Se infatti fosse loro proprio, allora l’opera più grande e più bella per le levatrici sarebbe il discriminare il vero ed il non vero; o credi di no?
TEETETO Io sì.
Brano seguente: Platone, Teeteto (7)