Platone, Teeteto (47)
Platone, Teeteto (47)
Lug 10
Brano precedente: Platone, Teeteto (46)
SOCRATE In sogno dunque, come sembra, siamo stati ricchi, credendo d’avere il più vero logos della conoscenza. O non condanniamo ancora? [208c] Forse, ecco, non lo si definisce in questo modo, bensì nella restante visuale delle tre, con una delle quali, ecco, abbiamo professato che farà riferimento al logos colui che definisce la conoscenza determinando che è opinione retta accompagnata da logos.
TEETETO L’hai rammemorato rettamente: ne resta infatti ancora una. La prima, infatti, era come un’immagine del pensiero nella voce, quella poco fa enunciata era la via attraverso i tocchi elementari; sulla terza, dunque, che cosa enunci?
SOCRATE Ciò che direbbero i più: l’aver modo d’evocare un qualche segno con cui l’ente in questione differisce da tutti gli altri nel lor insieme.
TEETETO Come esempio quale logos di che cosa hai modo d’evocarmi?
SOCRATE [208d] Ad esempio, se vuoi, per quanto riguarda il sole credo ti sia sufficiente accettare che è il più luminoso dei corpi celesti itineranti intorno alla terra.
TEETETO Ebbene sì, assolutamente.
SOCRATE Afferra dunque il motivo per cui lo si è detto. È dunque ciò che poco fa argomentavamo, cioè che se afferri la differenza per cui ciascun ente differisce dagli altri, ne afferrerai, come professano alcuni, il logos; sinché, invece, cogli qualcosa di comune, il tuo logos sarà pertinente a quegli enti dei quali è la comunanza.
TEETETO [208e] Comprendo e mi sembra che vada bene chiamare logos una cosa di tal specie.
SOCRATE Chi, ordunque, alla retta opinione per quanto riguarda uno qualunque degli essenti aggiungerà la differenza di esso rispetto agli altri, sarà divenuto conoscitore di ciò su cui prima era uno che opinava.
TEETETO Ecco sì, professiamo questo.
SOCRATE Senonché adesso, o Teeteto, in tutto e per tutto io, dacché son venuto vicino all’argomento come a un dipinto ombreggiato, non lo comprendo neanche un po’; sinché, invece, ne stavo discosto, mi pareva s’argomentasse qualcosa di razionale.
TEETETO Come, perché questo?
SOCRATE [209a] Te lo dirò, se ne sarò capace. Io, ecco, avendo retta opinione per quanto riguarda te, se comprendo in aggiunta il tuo logos, allora ti conosco, se no opino soltanto.
TEETETO Sì.
SOCRATE Il logos, ecco dunque, era la resa linguistica della tua differenza.
TEETETO Così.
SOCRATE Ebbene, quando opinavo soltanto, non avevo colto col pensiero qualcuno di quegli aspetti per cui differisci dagli altri?
TEETETO Non sembra.
SOCRATE Pensavo allora qualcuno degli aspetti comuni che tu non hai affatto maggiormente di chiunque altro.
TEETETO [209b] Di necessità.
SOCRATE Coraggio dunque, per Giove: come potevo, in tale occasione, opinare te maggiormente di chiunque altro? Fai conto infatti ch’io pensassi che questo è Teeteto, che è un uomo e ha naso ed occhi e bocca e così ciascuna delle membra. Ebbene, è possibile che questo pensiero mi faccia pensare a Teeteto maggiormente che a Teodoro o, come si dice, all’ultimo dei Misi?
TEETETO Come potrebbe, ecco?
SOCRATE D’altronde se penso non solo all’avente naso ed occhi, [209c] ma anche all’avente naso camuso ed occhi sporgenti, allora non opinerò te maggiormente che me stesso o quanti son cotali?
TEETETO Per nulla.
SOCRATE Ma ecco, credo, Teeteto non sarà opinato in me prima che questa camusità abbia confezionato imprimendosi in me un qualche segno mnemonico differente dalle altre camusità che io ho guardato, ‒ ed in questo modo anche per gli altri aspetti che esprimono che sei tu ‒ la quale, anche se t’incontro domani, mi farà rammemorare di te e farà sì che io opini rettamente per quanto riguarda te.
TEETETO Verissimo.
SOCRATE [209d] Allora anche la retta opinione per quanto riguarda ciascun ente dovrebbe essere percezione della differenza.
TEETETO Pare, ecco.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
Brano conclusivo: Platone, Teeteto (48)