Platone, Teeteto (45)
Platone, Teeteto (45)
Giu 29
Brano precedente: Platone, Teeteto (44)
SOCRATE Ancora dunque a ciò di cui poco fa tentavo d’occuparmi: se per davvero la sillaba-composto [204b] non è tutte le lettere-elementi, non è necessario che essa non abbia le lettere-elementi come parti di se stessa, oppure, essendo identica ad esse, sia conoscibile similmente a loro?
TEETETO È in questo modo.
SOCRATE Quindi, affinché non si generi questo, non abbiamo posto che essa sia altra da esse?
TEETETO Sì.
SOCRATE Che dici dunque? Se le lettere-elementi non sono parti della sillaba-composto, hai modo d’invocare delle altre cose che siano parti della sillaba-composto, non essendo comunque le lettere-elementi, ecco, di essa?
TEETETO In nessun modo. Se, infatti, o Socrate, convenissi che vi sono delle parti di essa, sarebbe proprio ridicolo, rigettando le lettere-elementi, transitare ad altri oggetti.
SOCRATE [205c] In tutto e per tutto dunque, o Teeteto, conformemente all’argomento d’adesso, la sillaba-composto sarebbe una qualche idea unica non parcellizzabile.
TEETETO Sembra.
SOCRATE Rammemori quindi, o amico, che in precedenza, poco fa, abbiamo accettato, ritenendolo ben argomentato, che dei primi elementi, dai quali son composte le altre cose, non può esservi logos, perché ciascuno in sé e per sé sarebbe incomposto e non avrebbe correttezza parlare di essi riferendo loro lo “è” e “questo”, siccome indicano cose alternative ed aliene, e dunque questa è la causa che lo rende non avente logos ed inconoscibile?
TEETETO Rammemoro.
SOCRATE [205d] Quindi v’è forse qualche causa altra da questa del suo essere semplice e non parcellizzabile? Io, ecco, non ne vedo altre.
TEETETO Dunque pare proprio di no, ecco.
SOCRATE Quindi la sillaba-composto non è caduto nella stessa specie di quello, se per davvero non ha parti e ed è un’idea unica?
TEETETO Ebbene sì, in tutto e per tutto.
SOCRATE Se, orbene, la sillaba-composto è le molte lettere-elementi ed è un qualche intero, mentre queste son le sue parti, allora anche le lettere-elementi saranno conoscibili e verbalizzabili similmente alle sillabe-composti, perché tutte le parti son parse la stessa cosa dell’intero.
TEETETO [205e] Eccome, molto bene.
SOCRATE Se, ecco dunque, è una e non parcellizzabile, ebbene la sillaba-composto, similmente alla lettera-elemento, è non avente logos ed inconoscibile: infatti la stessa causa produrrà le conseguenze cotali.
TEETETO Non ho modo di dire altrimenti.
SOCRATE Orbene, se qualcuno argomenta che la sillaba-composto è conoscibile e verbalizzabile mentre la lettera-elemento è il contrario, non dobbiamo accettare questa conclusione.
TEETETO No, ecco, se per davvero ci fidiamo dell’argomento.
SOCRATE [206a] Che cosa argomenteresti dunque invece di questo? Non sarebbe forse meglio accettassi l’argomento di chi dice il contrario, viste le esperienze delle quali tu stesso sei stato cosciente nell’apprendimento dell’alfabeto?
TEETETO Qual è questo argomento?
SOCRATE Che apprendendolo non hai fatto altro che tentare di conoscere distintamente le lettere-elementi nella vista e nell’udito, ciascuna in sé e per sé, affinché la posizione di esse, pronunciate e scritte, non ti confondesse.
TEETETO Argomenti cose verissime.
SOCRATE Nell’aver, dunque, appreso perfettamente l’arte del citarista che altro mai vi sarebbe [206b] se non il poter seguire il solco di ciascun suono, apprendere di quale corda sarebbe? Ordunque, ognuno non concorderebbe nel definire insieme a noi i suoni i tocchi elementari della musica?
TEETETO Null’altro.
SOCRATE Orbene, se dobbiamo, a partire da questi tocchi elementari e composti, dei quali noi stessi siamo esperti, congetturare anche sugli altri ambiti, professeremo che il genere dei tocchi elementari esibisce una conoscibilità molto più chiara e più efficace di quella del composto in relazione all’apprendere perfettamente ciascuna disciplina, e se qualcuno professasse che per natura il composto è conoscibile mentre il tocco elementare è inconoscibile, volontariamente od involontariamente, riterremo che egli scherzi.
TEETETO Ebbene sì, precisamente.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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