Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Teeteto (37)

Platone, Teeteto (37)

Mar 27

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (36)

 

SOCRATE   Quindi si deve mostrare che l’opinare le falsità è qualcosa di altro da scambio di pensiero in relazione alla percezione. Se, infatti, fosse così, allora non sbaglieremmo mai nei pensieri in se stessi. Ora invece, o non v’è falsa opinione, oppure le cose che qualcuno conosce è possibile che non le conosca. E quale di queste due opzioni scegli?

TEETETO   Proponi una scelta aporetica, o Socrate.

SOCRATE   [196d] D’altronde si rischia che il ragionamento non ammetta, ecco, entrambe. Comunque ‒ bisogna infatti osare tutto ‒ che occorrerebbe se tentassimo d’esser spudorati?

TEETETO   Come?

SOCRATE   Ardendo dire che cosa sia mai il conoscere.

TEETETO   E che c’è d’impudico in questo?

SOCRATE   Sembri non intendere che tutto il nostro ragionamento sin dal’’inizio è stato una ricerca della conoscenza come se non sapessimo che cosa mai sia.

TEETETO   Ebbene sì, intendo.

SOCRATE   Allora no sembra spudorato che coloro che non sanno cos’è conoscenza mostrino quale cosa sia il conoscere? D’altronde, o Teeteto, [196e] già da tempo siamo affetti in pieno dal dialogare non puramente. Migliaia di volte infatti abbiamo detto questo, “conosciamo” e “non conosciamo”, e “sappiamo” e “non sappiamo”, come se comprendessimo qualcosa gli uni degli altri nel momento in cui ignoriamo ancora cosa sia conoscenza; dunque, se vuoi, anche adesso, nel presente, abbiamo usato questo “ignorare” e del “comprendere”, come se fosse lecito usarli sebbene siamo privi di conoscenza.

TEETETO   D’altronde in quale modo potrai dialogare, o Socrate, astenendoti da questi verbi?

SOCRATE   [197a] In nessuno, essendo, ecco, chi sono; se solo fossi un antilogico… Un uomo di tal qualità, se anche adesso fosse presente, ci direbbe d’astenerci da questi verbi e rimprovererebbe con forza per i ragionamenti che io argomento. Giacché siamo miserabili, vuoi che osi dire quale cosa sia il conoscere? Mi pare infatti che potrebbe divenire di qualche utilità.

TEETETO   Osa orsù, per Giove. Ci sarà molta comprensione per te se non t’asterrai dunque da questi verbi.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (38)

 

 


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